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|Interview +Foto Report| Il mondo psichedelico di Black Snake Moan

Giovedì scorso siamo stati al Lanificio di Roma per la presentazione di Phantasmagoria, il nuovo album di Black Snake Moan che uscirà il 25 ottobre.

Prima di goderci il concerto abbiamo fatto due chiacchiere con uno dei più interessanti one man band della scena psych-rock italiana.

Marco Contestabile ha solo 26 anni, ma ha già all’attivo un’interessantissima carriera nella scena della psichedelia, grazie soprattutto ad un disco che è atterrato come un fulmine sulla scena indipendente italiana. Spiritual Awakening, uscito a febbraio 2017, si basa su una sorta di esoterismo psichedelico impregnato di un sound del Deep South. Con questo disco, Black Snake Moan, in meno di due anni, ha fatto un centinaio di concerti in Italia e in Europa calcando palchi come quello dell’Eurosonic Noorderslag, del MIL di Lisbona, del Mama di Parigi o dello Sziget Festival.

Oltre ai suoi one man show dal vivo, è tornato in studio per registrare il suo secondo disco Phantasmagoria perTeen Sound Records – La Tempesta Dischi International.

Pur rimanendo all’interno della cornice dello Psych Blues e della Neopsichedelia, Phantasmagoria è un disco più pulito. La voce è più corposa e le linee melodiche sono  nettamente più ricche e diversificate del disco precedente. E sebbene Lotus (primo singolo estratto e prima canzone del disco) riprenda in un certo senso il discorso sospeso con  Spiritual Awakening, il nuovo lavoro in studio di Contestabile pesca a piene mani sia dal folk americano, sia – per certi aspetti – dalla musica indostana. Non mi sarei stupito infatti se l’altra sera al Lanificio oltre alla chitarra a dodici corde avesse imbracciato un sitar.

Spiritual Awakening ha forti venature psichedeliche “classiche”, ma allo stesso tempo ha dei caratteri innovativi che fanno sentire le forti influenze del blues, ma anche di stoner rock e desert. Un sound certamente atipico per la scena musicale italiana. Come è nato questo progetto?

È stato tutto abbastanza istintivo. Prima di questo progetto suonavo la batteria e cantavo in altri gruppi, ma volevo intraprendere un percorso solista che rappresentasse più i miei gusti. Così ho preso la chitarra e ho iniziato a comporre delle cose di base blues e poi da lì ho iniziato ad assemblare elementi. Il primo disco è uscito fuori di pancia. Ho voluto mescolare insieme tutte le sfumature che rappresentavano il mio background personale quindi psichedelia, blues, stoner…

Tra l’altro, ad un ascolto attento del disco, hai mescolato tutti questi elementi in maniera quasi maniacale e, se posso dirlo, stravagante.

Volevo fare una cosa che fosse folk, base blues con elementi psichedelici, cercando di tenere insieme anche i miei ascolti di quel periodo. Poi sono stato anche un periodo senza ascoltare mai musica e credo che tutto questo abbia alimentato il fuoco creativo.

 E in questo momento cosa ascolti?

Adesso sto ascoltando molto musica indiana e tradizionale, ma anche garage e sixties dell’etichetta Teen Sound Records. Direi che in questo periodo mi rappresenta molto come attitudine e visione.

 Ascolti musica italiana?

Se devo essere sincero molto poco, a parte il vecchio rock pro come il Banco del Mutuo Soccorso. Però della scena indie attuale mi piace molto Motta.

La tua musica è decisamente poco “pop” per la scena attuale, però al contempo è molto apprezzata e il tuo lavoro riconosciuto. Tra l’altro sei molto apprezzato all’estero e il tour di presentazione di Phantasmagoria prevede subito 2 date all’estero ( il 23 ottobre a Remis, in Francia e il 27 a Saragozza, in Spagna)  il che conferma una tua propensione ad esibirti fuori dall’Italia.

In realtà tutto questo riscontro mi ha spiazzato. Non me lo aspettavo. Alla fine è partito tutto come un’autoproduzione viscerale. E’ stato veramente strano. Poi è successo tutto così rapidamente che ancora non l’ho metabolizzato.

Per quanto riguarda invece la propensione ad esibirmi fuori dall’Italia, è vero. C’è da dire che la mia musica è internazionale e con il fatto che canto solo in inglese è normale. Ci sarà sicuramente un tour più intenso in Italia, ma in questo momento voglio valorizzare la mia musica all’estero. Vorrei suonare ai festival europei, ma anche fuori dall’Europa.

La maggior parte delle recensioni sul tuo lavoro ti accostano molto ai Doors. Io sono un po’ controcorrente: non ci vedo molto la band di Morrison nei tuoi lavori. Che ne pensi?

Quando dicono che nei miei pezzi c’è tanta contaminazione dei Doors lo capisco e a me può fare solo piacere. Alla fine è stato il gruppo che per primo mi ha ispirato ad intraprendere questa strada e ad approcciarmi alla musica. Forse lo ricordo timbricamente o nella scrittura e nella connotazione stilistica. I Doors comunque mi hanno cambiato la vita, quindi quando me li citano in associazione al mio lavoro non posso far altro che apprezzare.

Ascoltando il tuo primo lavoro si entra quasi in trance grazie anche ad una fusione quasi maniacale tra la tua voce e la musica, sembra un mantra. Phantasmagoria ricalca un po’ questo stile? Parlami un po’ del nuovo disco, come è nato?

Diciamo che nel tour di Spiritual Awakening mi sono venute un sacco di idee e pure ai soundcheck. Di lì a poco il nuovo disco era chiuso. Ho passato un periodo molto riflessivo. Reduce dall’altro disco, volevo ampliare le sonorità e valorizzare i diversi elementi e spingere sulla voce, ad esempio, e sugli effetti. Volevo dare a questo disco delle sfumature un po’ diverse, perché ho avuto un cambiamento non solo artistico ma anche personale. Ci sono delle conferme certo, però ho lavorato in maniera diversa. Ad esempio sul primo disco ci sono molti più elementi influenzati dal blues lo-fi, a bassa fedeltà, quindi più rozzo in certo senso. Questo album è molto più dronico, uso un sacco la chitarra a dodici corde. Anzi posso dire che la protagonista di Phantasmagoria è proprio la dodici corde.

di Damiano Sabuzi Giuliani

foto di Davide Canali