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|Report + Interview| Electric Déjà-Vu: tremate, i Punkreas sono tornati!

Punkreas - Deja Tour @ Largo

L’ultima volta che ci siamo fatti quattro chiacchiere con i Punkreas è stato il 19 maggio 2018 al Centro sociale Acrobax per il tour dell’EP Inequilibrio (che abbiamo recensito qui) che era appena uscito. L’altra metà del disco – EP Instabile –  fu pubblicata qualche mese dopo (ne abbiamo parlato qui).

Li abbiamo rivisti ancora nell’estate del 2019 per il Bay Fest e l’altra sera ci siamo ricordati di un particolare interessante su quel festival: Paletta si era fatto male in montagna e gli avevano steccato il dito “minkia ho suonato per tutto il concerto con le altre dita e non è stato facile, ma è andata” e il giorno dopo sono saliti sul palco gli Ska-P dove anche Pul Pul, il cantante, dovette esibirsi da seduto perché anche lui si era infortunato.

Insomma quell’esperienza ci ha ricordato di quanto è duro a morire il punk e di che pasta sono fatti i punk rocker europei.

Ah, i Punkreas, insieme ai Meganoidi e Ska-P tornano sullo stesso palco il prossimo 27 giugno allo Sherwood Festival 2023.

Comunque, tornando a noi, sabato scorso i Punkreas sono scesi a Roma, a Largo Venue,  per presentare il loro ultimo lavoro in studio: Electric Déjà-Vu.

Arriviamo davanti al locale e quasi in contemporanea, mentre fumiamo una sigaretta sul marciapiede, arriva Giancane. Anche lui deve fare il sound check perché sarà ospite sul palco per un paio di pezzi, uno dei quali incluso in Electric deja-vu (Dai dai dai).

Entriamo nel locale e i Punkreas sono già dentro. Dopo i saluti  e un po’di birrette, ci sediamo sul divano all’aperto del Largo e iniziamo una lunga chiacchierata che quasi farà fare tardi a tutti.

Mentre Paolo “Gagno” inizia a provare la batteria, iniziamo un’amabile chiacchierata con Paolo “Noise” e Gabriele “Paletta” rispettivamente basso e chitarra della band.

Dopo l’estate del Bay Fest di fatto è arrivato il Covid  e voi siete state una delle poche band italiane a  saper  tirar fuori il meglio da questa crisi: avete fatto un tour in acustico e un disco dove avete registrato i pezzi che portavate in giro. Non sono riuscito a vedervi dal vivo in quel periodo, il disco mi è piaciuto, ma temevo che prendeste una deriva che vi poteva allontanare dal punk rock elettrico e invece ecco qua: “Electric Déjà-Vu”.

Sì, ma c’è da fare una premessa. Di fatto Electric Déjà-Vu era quasi pronto prima della pandemia, il piano era festeggiare i trent’anni dei Punkreas e poi fare un disco nuovo in elettrico, ma poi è arrivata la pandemia e scombinato tutto. Però l’idea di fare un disco acustico non è stata improvvisa, c’è un precedente.

Un giorno Cippa (ndr: il cantante dei Punkreas) ha incontrato da qualche parte Pau dei Negrita che gli ha fatto “dovreste fare un un disco acustico, ma non con pezzi lenti, arrangiando i vostri pezzi forti”.

Noi li per li avevamo detto no, non era proprio il caso… ma poi è arrivata la pandemia abbiamo ripreso l’idea e quindi abbiamo fatto questo show e quell’album che possiamo dire sia uno  è uno dei nostri figli prediletti. Ci  ha tenuto in vita dato che eravamo preoccupati.

Non ci saremmo mai immaginati di fare uno show dei Punkreas con la gente seduta e invece grazie a quegli arrangiamenti, intervallati da alcuni nostri aneddoti è stato interessante.

È stato un periodo duro per tutti e temevamo che sarebbe finito qualcosa per sempre… e invece, anche grazie a Funny goes acoustic, siamo ancora qua.

Differenze di pubblico tra gli show in acustico e quelli in elettrico?

Dobbiamo ammettere che ai concerti acustici c’è stata un bel po’ di gente nuova, ma anche i fan del punk duri e puri… adesso lo possiamo dire perché è passato un po’ di tempo: alla fine anche in quei concerti dove tutti erano seduti, sotto palco ad certo punto si creava casino ugualmente.

Dopo Milano, Cesena, Marghera, e Firenze quella di stasera è l’ultima data di questo mini tour al chiuso nei club per presentare il disco. Com’è andata?

C’è da dire che quando presentiamo il disco lo presentiamo all’Alcatraz di Milano e a Trezzo sull’Adda che entrambi i posti li consideriamo casa nostra. Com’è andata? pubblico della madonna e poi a Milano quando è  è salita quella bestia lì (indicano Giancane, ndr) ed è esploso il delirio!!

Suonando i pezzi di Electric Déjà-Vu ci siamo resi conto che questo disco dal vivo piace molto anche perché siamo riusciti a mettere insieme la spensieratezza e l’ingenuità dei primi album pur essendo prodotto in maniera più accurata.

La certezza di questa affermazione deriva dal fatto che la gente sotto palco già canta a squarciagola le canzoni nuove. I Punkreas hanno tanti cavalli di battaglia come Aca Toro, Canapa, Sosta ecc.. e vedere il pubblico che canta, insieme a queste, anche quelle di Electric Dejavu è una soddisfazione enorme. Funziona bene.

Arriviamo al disco a questo punto. Avete parlato di spensieratezza, ma allo stesso tempo i temi e le battaglie sociali e politiche sono sempre in primo piano.

Sì esatto, ma il disco non ti arriva mai pesante nonostante i temi impegnativi. Ci piacciono quegli artisti come ad esempio Caparezza, che riescono a parlare di cose importanti, ma lo fanno con una leggerezza e allegria che riescono a fare arrivare lo stesso il messaggio con un atteggiamento godibile.

Come dicevamo prima, questo disco era per certi versi già pronto diverso tempo fa, ha solo avuto una gestazione più lunga e alcune parti le abbiamo rielaborate anche per renderle più attuali, ma dal punto di vista della dinamica andava bene.

Questo disco  ci ha dato la sensazione di corsi e ricorsi storici e quindi l’effetto Déjà-Vu viene proprio questo.

Oggi vedi i diritti dei lavoratori sono messi a rischio come prima della rivoluzione industriale. solo che adesso c’è un algoritmo e meno macchinari. 

A proposito dell’algoritmo, quindi di Dai Dai Dai che parla appunto delle condizioni di lavoro dei rider che lavorano per le aziende della cosiddetta Gig Economy, come è nata la collaborazione con Giancane?

Giancane lo abbiamo scelto perché cercavamo un artista più scarso di noi!

Si avvicina Giancane per urlare al mio microfono:”…e infatti eccomi, sono scarso e  pronto a suonare!”

Scherzi a parte: ci siamo incontrati in una manifestazione pro Kurdistan. C’era Giancane, Zerocalcare, Fiorella Mannoia, Silvestri e altri… e ad un certo punto ci siamo ritrovati con Giancarlo seduti ad un tavolo e in quell’occasione è nata l’idea “…vieni a fare qualcosa sul nostro nuovo disco!”

Giancane  è un po’ ‘come noi… e un po’ come questo disco: riesce sempre a parlare di tematiche serie e importanti, ma con un’ironia unica.

Gli abbiamo fatto sentire l’idea che avevamo e nel giro di una settimana ha buttato giù arrangiamento e le sue parti di testo ed ecco qua Dai Dai Dai. Adesso sembra che ti diciamo  questo perché c’è lui, ma  questa è la classica collaborazione dove il pezzo in sé già era figo, con il suo intervento è diventato grandioso.

Ci ha messo tutta la sua romanità e per un pezzo dove di fatto parliamo della precarietà dei biker che rischiano la vita per portarti a casa il cibo il suo intervento è stato geniale per far arrivare bene in concetto.

E invece Disagio il pezzo con Raphael?

Raphael è un grande e noi siamo innamorati di lui. Adesso collabora con Music For Peace che fa un sacco di cose importanti in giro per il mondo. Anzi ne approfittiamo per mandare un grande abbraccio che in queste ore sono alle prese con la guerra in Sudan ed è un casino (ndr: gli aggiornamenti da parte della ONG sulla situazione in Sudan li trovate anche sul loro profilo Facebook).

Paletta ha fatto una jam con  Raphael e dato che avemo sto pezzo, Disagio, molto reggae abbiamo pensato che sarebbe stato perfetto. Noi le collaborazioni le facciamo così: senza nessun ragionamento di marketing dietro.

Ci piacciono gli artisti, li troviamo adatti per determinati pezzi e senza starci a pensare troppo eccoli qua. A volte la spontaneità, quella vera paga. Sono entrambi ottimi pezzi.

Pensa che ad un certo punto ci hanno proposto uno di quei featuring –  non ti diremo mai il nome – che si capiva  subito che era per “vendere” di più e per entrare anche nel pubblico giovane. Tra l’altro l’artista in questione è bravo e anche simpatico,  ma abbiamo sentito il pezzo e dove andare a parare e abbiamo detto no, non se parla.

A proposito featuring con gente famosa che parla ai giovani, ormai sono passati 10 anni dalla vostra collaborazione con Fedez per “Santa Madonna”…

Sì, all’epoca ci dava una mano un manager che aveva lavorato con Fedez. Lui allora non era ancora così noto e famoso e un giorno nel suo ufficio vide un nostro poster e gli disse: “Io voglio assolutamente fare qualcosa con loro perché mi piacciono un casino e sono un loro fan!”. il manager ci chiamò per dirci di questa cosa e noi, che non conoscevamo Fedez, gli rispondemmo: “Va bene, digli di venire in saletta da noi così ne parliamo”.

È arrivato in stazione e Paletta è  andato a prenderlo con la mia macchina e lui si è presentato con sei bottiglie di birra. Già questo era un buon segno! Ci disse che voleva collaborare con noi e ci fece ascoltare qualche suo brano già pronto di quelli che sarebbero poi finiti nell’album Sig. Brainwash – L’arte di accontentare.

Però in quei pezzi lì non avevamo idea di come inserirci. Così gli dicemmo che ci avremmo pensato su e se ci fosse venuta un’idea interessante ci saremmo fatti vivi… e alla fine è successo.

Abbiamo pensato che le donne nell’ambiente rap non sempre sono trattate bene, così è uscito fuori questo pezzo contro la misoginia e il maschilismo.

Avete sentito il pezzo che ha fatto con Salmo (ndr Viola) ?… La stampa l’ha promosso come un pezzo punk…

(Ridono) No, non lo  non abbiamo ancora  sentito, ad ogni modo Fedez ha talento ed è un bravo ragazzo.

Com’è lo stato di salute del Punk italiano?

I gruppi fighi ormai i ma si contano sulle dita d’una mano uno sono quelli che hai sulla maglietta (ero con la maglietta degli Ultimi). In generale il punk è invecchiato in Italia e arranca ancora, In maniera differente rispetto ai primi duemila perché il mercato è cambiato, ma arranca.

Ma vorremmo vedere più punk soprattutto dai giovani. in Tempi Distorti parliamo di questo e anche nel video abbiamo messo al centro la questione generazionale.

In generale la situazione per i giovani d’oggi che si approcciano al punk, ma direi dalla musica in generale, è totalmente diversa da quella in cui abbiamo iniziato noi.

Sono smantellati i diritti dei lavoratori, è stato tutto smantellato dalla generazione precedente e quindi il punk dovrebbe essere perfetto per urlare al microfono tutta la  rabbia, pretendere i loro diritti e mandare affanculo la generazione precedente che gli ha fottuto tutto!

Ci colpisce molto invece che alla fine, una grande maggioranza di artisti giovani, fanno canzoni malinconiche e narcisistiche.

Pur vero che la maggior parte dei giovani adesso la maggior parte dalla musica la fa da solo in cameretta. Per fare il punk ci vogliono gli strumenti, condivisione, una sala prove…

Esatto, hai centrato il punto: dopo il Covid hanno chiuso un sacco di sale prove, a Milano che hanno chiuso un paio dove girava un sacco di roba interessante. Questo poi crea un circolo vizioso: vediamo una disabitudine a vedersi ea creare musica insieme. Hanno chiuso i locali che davano l’opportunità di suonare certo tipo di musica, anche i Centri sociali che ne sono più pochi…I social hanno avvicinato le persone lontane e allontanato le persone vicine.

Vi posso dire che anche  Roma hanno chiuso diverse sale prove. Nella mia piccola esperienza, dopo che un paio di sale prove che frequentavo con il mio  gruppo hanno chiuso, abbiamo anche noi a lavorare a distanza e mandarci la roba registrata a casa via WhatsApp, ma non è la stessa cosa. 

Sì, quello che dicevamo prima: si perde  l’abitudine a confrontarsi dal vivo… dietro i social può mentire più facilmente mentre se sei uno di fronte all’altro e una cosa non ti piace devi essere più schietto e diretto. e in questo senso i social hanno rovinato il contatto diretto.

Chiudiamo con la domandona: i Punkreas sapevano di presentare questo disco con il primo governo di destra in Italia?

Ecco questo è un Déjà-Vu. Siamo tornati agli anni venti del novecento: con la destra al governo e la guerra in Europa. Questa roba fa venire i  brividi.

Dopo l’intervista abbiamo fatto due chiacchiere anche con Giancane, alle prese con il suo nuovo disco, Tutto Male, che uscirà il prossimo 9 giugno, ma per adesso niente spoiler. Ne riparleremo più avanti. Poi ci siamo visti  il sound-check e il concerto. Su questo c’è poco da dire: è stato una bomba e le nuove canzoni catturano veramente il pubblico.

Bene così: lunga vita al punk italiano e lunga vita ai Punkreas!

testi di Damiano Sabuzi Giuliani e foto di Giulio Paravani