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|Interview| Il ritorno dei Balentia con “Nieddu”

Non è nostra abitudine parlarvi di rap, elettronica,  ItPop e generi distanti dai nostri mondi musicali. Quando troviamo prodotti di qualità cerchiamo però di presentarveli, senza pensarci troppo.

I Balentia rientrano esattamente tra queste eccezioni e lasciamo a loro l’occasione di raccontarvi la loro storia ed il loro nuovo lavoro “Nieddu”.

Ciao ragazzi, grazie in anticipo per il vostro tempo! Cominciamo subito: come sono nati i Balentia?

Il gruppo è nato nel 1995 dalle ceneri di Mogoro Posse, uno dei primi gruppi rap sardi. La caratteristica principale, fin da subito, è stata quella di utilizzare prevalentemente il sardo nei testi, con tematiche politiche e sociali.

Abbiamo avuto sin da subito la possibilità di suonare tanto in giro, in Sardegna, in Italia ed in Europa e di farci apprezzare anche dalla critica.

Nel corso degli anni ci sono stati tanti cambiamenti, non solo di formazione ma soprattutto nei suoni, grazie anche alla collaborazione con tanti produttori diversi, che in qualche maniera hanno portato il loro sound nella produzione del gruppo.

Specialmente negli ultimi anni non è mancata mai la sperimentazione, con diversi side project e la presenza di musicisti sul palco, a dare man forte a noi rapper….

 Il vostro sound è molto definito e maturo, quali sono state le vostre influenze principali?

Tante e differenti. Per quanto concerne i testi, facciamo riferimento alla vecchia scuola, con tematiche profonde, personali e sociali. I testi sono un aspetto importante del nostro lavoro e cerchiamo di trasferire in essi il nostro vissuto quotidiano.

Diciamo sempre che i nostri pezzi sono delle fotografie in musica, in cui cerchiamo, alla nostra maniera, di raccontare quanto ci accade attorno. I nostri punti di riferimento per quanto riguarda la musica sono i più vari, dato che ascoltiamo tanti generi diversi.

Il rap la fa da padrone: da quello old school (Beastie Boys, Boogie Down Production, Public Enemy), passando per De La Soul, ATCQ e The Roots, fino ad arrivare al suono della West Coast, da Dr.Drè a 2Pac, WSC e tanti altri. Apprezziamo anche tanto i suoni raffinati di Common e le cose con atmosfere più jazzy e rilassate, che traspaiono anche dal nuovo disco.

Parliamo del vostro ultimo lavoro Nieddu: da dove è arrivata l’ispirazione per un nuovo disco?

Più o meno un anno fa abbiamo incontrato Andrea Aru, il produttore che si era occupato del disco solista di “Su Maistu“, con l’idea di fare un singolo nuovo. Lui ci ha proposto un pò di materiale già in suo possesso, circa una ventina di strumentali, ed abbiamo iniziato a scriverci su.

Nel giro di qualche mese avevamo circa una quindicina di brani, già scritti, da cui abbiamo preso gli undici che poi sono finiti sul disco. Siamo fermamente convinti che, se si ha qualcosa da dire e del buon materiale su cui lavorare, l’ispirazione arrivi sempre. E così è stato. Il termine “Nieddu” significa “Nero” in sardo e sta ad indicare i tempi bui che stiamo vivendo, in molti ambiti diversi.

Quali sono gli artisti con cui vi piacerebbe collaborare? Sempre che ce ne siano…

La lista sarebbe molto lunga…. Personalmente (Su Maistu) mi piacerebbe collaborare con tanti rapper che trovo molto validi. In primis Murubutu, che trovo molto profondo e molto “fuori” rispetto alle cose che ci sono in giro adesso.

Ma anche avere la possibilità di sperimentare cose diverse, che vadano oltre il rap. Quello che ci interessa di una collaborazione è che si riesca a creare qualcosa di totalmente nuovo ed inedito che vada oltre la somma delle due entità che collaborano. Ci sarebbero anche tanti bravi musicisti con cui varrebbe la pena confrontarsi.

Vi piacerebbe partecipare ad un talent?

Qui si apre un bel dibattito. Siamo forse un pò troppo grandicelli anagraficamente per prendere parte ad un talent e nasciamo in un periodo storico in cui era l’autoproduzione a farla da padrona.

Non siamo dei grandi fan dei talent, anche se per diversi artisti, alcuni di grande talento (mi viene in mente Adele), hanno rappresentato un volano importante. Proprio l’altro giorno ho posto lo stesso quesito ad alcuni amici in merito al Festival di Sanremo, visto l’annuncio relativo alla partecipazione di un gruppo storico dell’indie italiano come gli Zen Circus.

E condivido la loro risposta: se ci consentisse di esprimerci alla nostra maniera, senza snaturare il nostro modo di fare musica e dandoci modo di arrivare a un pubblico molto ampio, non lo escluderemmo.

 

Avete in programma concerti nel prossimo futuro?

Si abbiamo ancora due date promozionali in Sardegna, a Sassari e Cagliari, e speriamo presto di avere la possibilità di andare ancora una volta oltre tirreno a proporre il nostro suono. Ovviamente speriamo di suonare tanto dopo l’uscita del disco.

Grazie ancora per la vostra disponibilità, salutate e ringraziate chi volete!

Credo sia doveroso ringraziare tutti coloro che hanno collaborato al disco: Andrea Aru, Nicolò Nioi e Wladi Frau per la produzione. Fabrizio Melas per la grafica. Alberto Mossa, Michela Atzori e Matteo Melis per i loro scatti fotografici. Nicola Muscas e Lorenzo d’Antoni per la comunicazione.

Federico Branca e Alessandra Carta per il video. Lamine Dafe, Mariano Corda e Ivo Murgia per il loro prezioso aiuto.

E ovviamente tutti coloro che ci hanno supportato con il crowdfunding!

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