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|Review| Lo Straniero, Quartiere Italiano (La Tempesta Dischi)

Da quel RockContest di Controradio nel 2014 di tempo ne è passato.  Li abbiamo ascoltati e riascoltati quando nel 2016 hanno pubblicato il loro album di esordio. Li abbiamo incrociati nelle oltre quaranta date del loro tour di promozione e ci hanno regalato le apparizioni sul palco nel 2017 con i Tre Allegri Ragazzi Morti e un tributo a David Bowie edito da Rumore.

Dopo le anticipazioni nella prima metà del 2018 in un format video inedito (che vale la pena rivedere, sulla loro pagina Facebook), finalmente Lo Straniero torna con un nuovo lavoro: Quartiere Italiano è pronto a regalare grandi gioie agli amanti dell’alternative rock italiano.

La band torna con il suo stile variegato, costruito su campionature elettroniche che sorreggono ritmi psichedelici, etnici, funky, ma anche cupe ballate e brani da puro dancefloor.  L’alternarsi (e mescolarsi) delle voci, maschile e femminile è piacevolissimo quando si ascolta l’intero lavoro dall’inizio alla fine.

Non ci si annoia, insomma.

La Tempesta Dischi conferma di saper promuovere musica italiana indipendente di qualità e la produzione artistica di Alessandro Bavo rinforza le atmosfere spiccatamente electro-pop. Lo Straniero dimostra di aver esploso al meglio la grande capacità narrativa già dimostrata nei testi del primo album.

I testi, ragazzi, sono loro a fare la vera differenza. Il gruppo costruisce un racconto che si snoda da una canzone all’altra. Piccoli episodi di vita che iniziano e finiscono in ciascun brano, fra istantanee vivide di storia vissuta e viaggi metaforici da intuire, tutti racchiusi in un quartiere (italiano), appunto.

Avete mai immaginato, durante una passeggiata notturna per le vie della città,  cosa accade dentro alle poche finestre che vedete ancora illuminate?

In questa Spoon River italiana si ritrovano mille personaggi: l’insonne, l’adolescente in cerca di brividi, chi sogna, chi scappa. E poi ancora, donne coraggiose e irrisolte, fantasmi che non se ne vanno e chi invece se ne va solo con il pensiero.

Personalmente ho amato ‘Psicosogno’, un flusso continuo di immagini nella lotta fra insonnia e mondo onirico… “Mi sono addormentato e ho fatto il sogno sbagliato”, con un richiamo a David Lynch e il contributo di Gian Maria Accusani (Sick Tamburo, Prozac+).

 

A proposito di richiami, Quartiere Italiano ne contiene vari, come il coro ispirato ad un brano della colonna sonora di “Brutti sporchi e cattivi” di Ettore Scola in ‘Dove vai’ e il ricordo dell’ultima scena di “Fuori Orario” di Martin Scorsese in ‘Lastricato’: la fine di una nottata folle e incomprensibile – o forse di un amore? – e il giudizio del giorno dopo che inizia.

E allora via, “in fuga un’altra volta”.

Di Veronica Boggini