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|Intervista| Rancore e la sua “Musica per Bambini”

In un’anonima giornata di Agosto sono riuscita ad avere uno scambio di battute con Tarek Iurcich, meglio conosciuto come Rancore. Ho dovuto porre un limite alla mia sete di domande perché parlare con Rancore oltre ad essere piacevole è estremamente interessante.

Eccovi il racconto di quello che è stato un dialogo a “spirale” con Rancore, si parte da un concetto per poi addentrarsi in una foresta di significati; dal tronco ai rami e dai rami al tronco, senza dimenticare l’importanza di ogni singola foglia.

F – L’impressione che ho avuto ascoltando “Musica per bambini” è che sei andato nelle profondità di te stesso, ne hai fatto un raccolto e scelto di portarlo fuori, di comunicare all’ esterno il racconto di ciò che hai trovato, ho avuto un giusto sentire?

Rancore – Il sentire è corretto. Da quando ho iniziato a fare rap ho sempre cercato di analizzare il mondo fuori e quello che ho sempre pensato e che è un po’ la base dell’Hermetic Hip Hop, che è il nome che ho dato al mio modo di fare musica, è che abbiamo un mondo dentro, tutti quanti, e  ci serviamo delle parole di questo mondo per raccontare  quello esterno.

Rancore – Come se ci fossero due mondi uno sotterrato ed un altro che controlla tutto ed è estremamente materialista, il rap per me è come fosse il ponte che li collega.

Rancore – Andando avanti negli anni in ogni disco che faccio vado sempre più in profondità dentro me stesso, cercando di trovare una soluzione a tutti quelli che sono i dubbi del mio spirito. In questo percorso non troppo semplice, mi sono ritrovato spesso che questa mia filosofia non è troppo funzionale, perché, talvolta , c’è una grande complessità quando si va a raccontare il mondo interno.

Rancore – Probabilmente dato dal fatto che quello esterno si basa molto sul materialismo, si concentra sul dire cose che siano appetibili al volo, comprensibili in un attimo. In questo disco dopo aver fatto un’ Odissea fino al centro di me, quello che dico è: quanto è difficile esprimere il proprio spirito e quanto i nostri spiriti siano stati chiusi dentro degli involucri senza avere la possibilità di uscire. In parole povere: quanta incomunicabilità c’è?

Rancore – Nel momento in cui noi cerchiamo di esprimere il nostro spirito e non ci riusciamo. Il disco parla proprio di questo, di come andare in profondità di quanto questo sia pericoloso, di quanta responsabilità ci vuole nel farlo e dice anche di quanto una volta arrivati al centro sorga il problema di come comunicarlo agli altri, tanti pezzi trattano proprio il tema dell’incomunicabilità.

Rancore – Questo concetto emerge tantissimo, il messaggio arriva forte e chiaro, anche la fatica di cui parlavi prima nell’andare in profondità e dei rischi che si corrono. Quando si scende si possono incontrare anche dei se stessi che non ci si aspettava che ci fossero o che sembrano avere una voce più piccolina, ma poi in realtà urlano forte.

Rancore – Sono contento nel sentire questo perché vuol dire che sono riuscito a comunicare ed hai fatto l’esempio proprio giusto. Si chiama “Musica per bambini” perché arrivati in fondo c’è quella voce piccolina che però come un bambino ad un certo punto inizia ad urlare, come se fosse svegliato e per riuscire a comunicare con lui devi modificare il linguaggio, cercare di entrare in nuove sfere, di descriverle e di sperare che vengano comprese.

F – Durante i live prima dell’esibizione di ogni brano lo racconti; lo fai per un discorso di urgenza narrativa , quasi come a dire: ragazzi ho fatto una profonda immersione, ho trovato questo e ve lo metto in rima o per esorcizzare una tua forma di ermetismo?

Rancore – Credo siano entrambe le cose. Da una parte c’è la consapevolezza di una complessità nella mia scrittura e quindi cercare attraverso anche le parole della prosa o della recitazione (tra virgolette), di aiutare l’ascoltatore a comprendere qual è il fuoco e quali sono le altre metafore. I miei brani hanno tanti significati, alcuni te li dico nel pezzo,  altri li immaginano gli ascoltatori, altri ancora te li posso dire io in un discorso prima di cantare. Dall’altra c’è un aspetto fortemente ironico, autocritico e tragicomico ed è quello a cui punto. Credo che il linguaggio della vita non sia la completa serietà, ne la scienza, ne la religione, ma sia un misto di tante cose e molto più complicate di quanto noi in realtà vorremmo che fossero. L’ironia nelle sue sfumature raggiunge un linguaggio più vicino a quello della nostra vita ed ecco perché attraverso l’autoironia cerco di spiegare al meglio alcuni brani, anche per non farli prendere troppo seriamente e per ribadire che quello che sto dicendo non è necessariamente la verità, ma un aspetto.

F – Dunque l’ironia salva la vita?

Rancore – Secondo me salva almeno la vita tua da te stesso. E’ nel momento che ti prendi troppo sul serio che le cose degenerano invece si dovrebbero tenere aperte e soprattutto più dinamiche perché è in questo che modo sono vita, quando qualcosa è statico è morto.

F – Sei un artista che gioca tanto con le parole, hai una grande attenzione verso di loro, te ne prendi cura anche fino al punto di distruggerle per poi ridargli potenza. Non trovi che questo sia un andare controtendenza rispetto al mondo nel quale viviamo adesso che sembra aver smarrito il valore originario della parola?

Rancore – Un po’si, la parola non viene più scritta a mano, ma virtualmente e la calligrafia di ognuno è passata in secondo piano ed insieme ad essa anche la personalità. In un mondo così dove le parole vengono alleggerite tantissimo il rap o comunque la creatività portano a giocare con loro, a romperle e ricomporle per creare poi alla fine delle rime. E come hai detto te a forza di distruggerle le parole perdono di significato per poi assumerne un altro più potente, ed è questo il mio modo di giocare con loro. Tutti i miei testi sono scritti su fogli, con il computer sarebbe forse più semplice, ma non ce la faccio, ho quasi il timore che l’anima della canzone si disperda nel virtuale. Uno dei principi dell’Ermetismo dice che le cose nascono dopo uno sfregamento, così è per la vita delle mie canzoni che nascono dallo sfregamento della penna con il foglio.  

F – Quanto è rimasto a decantare Musica per Bambini? Qualche brano ha avuto una gestazione più lunga rispetto ad altri?

Rancore – In realtà no. È un disco che è stato scritto naturalmente, avevo quelle cose da dire e quel pensiero. È la prima volta che curo un album anche a livello musicale e c’è stato sicuramente uno studio maggiore nella ricerca del suon ma neanche troppo lungo come originariamente credevo.

Rancore – Ho riunito personalità diverse per dare terreno solido ai testi e l’album è stato pubblicato ad una distanza breve rispetto a quando è stato scritto, questo ha permesso che le paure che con questi testi vado a sconfiggere non venissero fuori a prenderne il sopravvento. Tutti i brani sono venuti al mondo sinceri come un bambino. Questo disco è un corpo ed ogni brano è un organo, un Frankenstein che ha iniziato a camminare ed è andato dritto, anche allontanandosi dal dottore che l’ha costruito.

F – In diversi testi e non solo in Musica per bambini parli di senso colpa, ti sei perdonato un po’ dopo questo album?

Rancore – Forse è il mio difetto, non riuscire ad uscire da quel senso di colpa ma dall’altro canto è anche un motore che mi spinge ad andare oltre e che mi permette di non fermarmi e non sedermi. Cercare di risolvere gli errori ed evitare di commetterne altri. A volte mi domando che cosa abbia fatto di poi così sbagliato da dovermi lapidare in questa maniera e la risposta non la trovo; e penso che sia o un problema intrinseco del mio spirito o qualcosa che ancora dovrò scoprire o è il modo per migliorarmi, per voler restituire al mondo quello che ho preso.

Rancore – Ragionandoci in maniera più approfondita, con questo disco qualche colpa è andata via, semplicemente raccontandola  però il senso di inquietudine non si abbatte con un solo disco. Nella vita ci sono tante fasi, un disco le può scandire e ricordarci di non smettere di migliorarci. Poi ognuno di noi ha le proprie strategie per farlo ma l’importante è che si faccia altrimenti si diventa…..

F – Si diventa sterili?

Rancore – Stronzi. Altrimenti si diventa stronzi!

di Federica Romani