Un concerto che mi ha fatto salire altissima la voglia di vivere tenendo per sempre il tempo ancheggiando.
Dopo il successo ottenuto dall’ultimo album Father of the Bride, i Vampire Weekend sono tornati in Italia, da dove mancavano da più di 10 anni.
Per la band di Ezra Koenig questa è stata l’unica tappa nella nostra nazione e per questo appuntamento hanno scelto il Circolo Magnolia.
Sul palco erano in 7, di cui due batteristi, e hanno sfidato e vinto la previsione di pioggia.
Anzi, il cielo era abbastanza sereno e la luna faceva capolino, ma il concerto è iniziato che ancora il sole stava tramontando, introdotto dalle note di Michael Nyman.
La scaletta saltellava dai brani dell’ultimo album a quelli dei precedenti, dove non è mancata A-Punk, tutti accompagnati dal coro allegramente stonato del pubblico.
Eravamo davvero in tanti e molto felici.
La doppietta consecutiva di Bambina è stato un omaggio all’Italia e alla lingua italiana, ma soprattutto il modo di dire “grazie” ai presenti, che hanno atteso tutti questi anni, durante i quali, come ha sottolineato Ezra, sono usciti altri 3 dischi (al tempo erano al primo).
Mentre scrivo, in questo momento, mi riparte in loop quel “ciao ciao bambina”, con il suo accento, e sorrido per questo atto di riverenza.
A un certo punto hanno iniziato a scegliere persone a caso per farsi suggerire cosa suonare, ed ecco pezzi come Giving up the gun e Oxford Comma.
Ci hanno salutato facendoci ulteriormente ballare con Ya Hey.
Sono state due ore e mezza (sì, proprio così) di contentezza. Speriamo di replicare, anzi, triplicare tra meno di 10 anni.
Ezra ha promesso che non riaccadrà un’altra così lunga assenza.
Da non sottovalutare l’impatto emotivo di questa serata per noi trentenni, perché è stato come fare un salto nel passato, ai tempi della scuola, e ripercorrere gli anni che ci hanno condotto fino a questa fantastica serata.
Il percorso musicale del gruppo di New York è decisamente un crescendo qualitativo, nonostante sia stato soggetto al cambiamento (6 anni di pausa con variazioni dei membri), che, tuttavia, hanno gestito egregiamente.
Father of the Bride sperimenta il mix di diversi generi e si presta a varie sfumature stilistiche. Su questo letto si distende una piacevole scrittura, che affronta vari temi. Tutto questo è sorretto dalla voce incantevole, che io adoro, di Ezra Koenig.
Grazie a gruppi come i Vampire Weekend, del loro calibro, in una piazza musicale dove tutto si è fatto così complicato o troppo copia carbone, possiamo respirare e arrivare alla seguente riflessione finale: ma com’è liberatorio poter domandare a voce alta retoricamente “ma quant’è bello il pop?”
© Photo Credits: Monika Mogi