Review

|Review| Essere i Pixies nel 2019: una riflessione sul nuovo disco Beneath the Eyrie

Beneath the Eyrie è il settimo album in studio dei  Pixies, uscito lo scorso 13 settembre per la BMG/Infectious.

È il terzo album dei Pixies post reunion e, particolare non da poco, il terzo disco senza la bassista Kim Deal la quale, dopo 27 anni di onorata carriera all’interno della band, nel 2013 ha deciso di lasciare Black Francis, Joey Santiago David Lovering.

I Pixies, senza dilungarmi sulle loro origini e i tratti salienti della loro storia, sono indubbiamente una della band più influenti e importanti di fine anni Ottanta e inizio Novanta. Almeno lo sono stati per tutto quel filone legato all’alternative rock, al grunge e al noise. Purtroppo però le cose belle non durano mai troppo: un picco di creatività con i dischi Surfer Rosa, Doolittle e Bossanova; un disco privo di carattere e originalità come Trompe le Monde nel 1991; lo scioglimento nel 1993.

Dopo la reunion del 2004 arriviamo all’epoca contemporanea dei Pixies e quindi – sempre per contare in termini di produzione discografiche – ai dischi Indie Cindy del 2014 (che poi altro non è che una raccolta di tre EP usciti nei mesi precedenti) e Head Carrier del 2016.

Arrivati nel 2019 dunque ci sono un paio di domande che hanno attanagliato la mente dello scrivente (e credo che stesse domande se le siano poste sia i fan sia gli addetti ai lavori) :

C’era proprio bisogno di un altro disco dei Pixies? Non era meglio per questa band di ultracinquantenni e per i loro fan accontentarsi di rimanere nell’olimpo del rock’n’roll e nella memoria collettiva con pezzi come GiganticHere Comes Your Man, Velouria o con la canzone sicuramente più famosa della band di Boston ovvero Where Is My Mind?

La mia risposta a caldo, prima ancora di sentire Beneath the Eyrie è stata: no, non c’era bisogno di un altro album di inediti. Magari avrebbero potuto accontentarsi di un altro Greatest hits o di un bel tour mondiale mettendo in scaletta i migliori pezzi della band e chiuderla lì. Perché svegliare i fantasmi del passato?

E invece ho dovuto ricredermi. Ho ascoltato attentamente le 11 tracce che compongono il nuovo disco: poco più di 38 minuti di musica piacevole, senza picchi di sorta o canzoni che stravolgeranno l’essenza della band.

Anzi, si può dire che Beneath the Eyrie è un distillato delle capacità e della sapienza accumulata dai Pixies in tutti questi anni portando l’alt-rock su frequenze più mature senza esagerare in creatività, avanguardia o coraggio.

Ma va bene così: questo disco non surclasserà i lavori precedenti ma è la dimostrazione che solo con metodo, capacità artistica, impegno e costanza si può ottenere un disco godibile e allo stesso tempo essere d’esempio per tutte quelle giovani band che pensano di essere arrivate con un paio di singoli in classifica o quelle altre che fanno le reunion solo per monetizzare o ricordare a se stessi che esistono o sono esistiti (ogni riferimento a gruppi rock o a fatti recenti è puramente casuale).

 

di Damiano Sabuzi Giuliani