Live Report

Nada Surf al Traffic di Roma: dalla New York anni ’90 a Moon Mirror

Nada Surf in concerto a Roma © Giulio Paravani | www.csimagazine.it

Al Traffic di Roma i Nada Surf mostrano che, dopo tre decenni, l’arma migliore resta la loro sincerità sul palco.

I Nada Surf nascono a New York nel 1992 dall’incontro tra Matthew Caws e Daniel Lorca. La formazione prende davvero forma quattro anni dopo, con l’arrivo del batterista Ira Elliott, e da allora non si è più mossa. Nel 1996 esce High/Low, prodotto da Ric Ocasek, e il singolo Popular esplode: una presa in giro della high school americana che diventa, suo malgrado, un inno generazionale. In Europa – soprattutto in Francia – la band trova subito un seguito fedele e rumoroso.

Nada Surf in concerto a Roma © Giulio Paravani | www.csimagazine.it

Dopo i problemi con l’etichetta ai tempi di The Proximity Effect (1998), la rinascita arriva con Let Go (2002): melodie malinconiche, indie-rock essenziale, e concerti che diventano sempre più affollati. Poi arrivano The Weight Is a Gift (2005) e Lucky (2008), due dischi che confermano che i Nada Surf non sono una meteora. Anche i lavori successivi, da If I Had a Hi-Fi (2010) a You Know Who You Are (2016), mostrano una band capace di evolvere senza perdere la propria identità.

Negli anni ’20 pubblicano Never Not Together (2020), un album maturo ma con ancora tanta voglia di mordere, e nel 2024 tocca a Moon Mirror: chitarre scintillanti, melodie dritte al cuore, testi che parlano di amore, tempo e memoria senza sembrare mai lezioni di vita. Con Louie Lino ad affiancare il trio storico, i Nada Surf dimostrano che trent’anni di carriera non li hanno addomesticati.

Ed è proprio per questo che la tappa romana del Moon Mirror Tour al Traffic,  era un appuntamento imperdibile. Il Traffic non è un locale patinato: è uno stanzone rettangolare, palco in fondo, muri nudi, praticamente nessuna barriera tra band e pubblico. L’acustica non è da manuale – se stai troppo sotto al palco rischi di prenderti più batteria che voce – ma è perfetto così: un posto dove la musica arriva cruda e senza fronzoli.

Sul palco i Nada Surf sono sembrati a casa. Il pubblico, compatto e silenzioso quando serviva, ha assorbito il concerto senza bisogno di esaltarsi: niente cori da stadio, solo immersione totale in quel suono diretto ed essenziale.

La scaletta ha fatto da ponte tra passato e presente: pezzi nuovi come Second Skin, In Front of Me Now e Moon Mirror si sono intrecciati a brani che hanno segnato la storia della band, da Inside of Love a Killian’s Red, da Cold to See Clear a Blonde on Blonde e See These Bones. A sorpresa è arrivata anche la cover dei Pixies, Where Is My Mind?, accolta da un boato.

Il concerto si è chiuso senza fuochi d’artificio ma con la stessa intensità con cui era iniziato: una band che suona con naturalezza, senza pose, senza bisogno di dimostrare niente.

I Nada Surf non hanno più l’urgenza degli esordi, ma hanno qualcosa di più raro: la capacità di restare sinceri e di tenere insieme trent’anni di musica con la stessa onestà del primo giorno. Ed è questo, più di qualsiasi hit o bis gridato, che li rende ancora indispensabili.

Di Damiano Sabuzi Giuliani

Foto di Giulio Paravani