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|Interview| I pensieri più intimi di Bais: tra leggerezza e malinconia

Un cantautore italiano, ma dalle sonorità che un po’ ci portano lontano dal nostro paese, abbracciando un genere indie-pop dal retrogusto british.

Classe 1993, Bais, secondo cognome di Luca Zambelli, ci fa entrare in un mondo musicale tutt’altro che banale. Con una descrizione dei suoi sentimenti più intimi, ha deciso di farci sentire un po’ meno soli, spingendoci ad alzare il volume della radio.

Ad oggi ci ha dato solo un assaggio di quello che sarà il suo primo disco, con tre singoli: Milano, La luna al sole, Vorrei, ultimo brano pubblicato lo scorso 28 febbraio. Tre pezzi simili, ma ognuno con un carattere a sé.

Bais ci accompagna alla scoperta della grande Milano con il suo rapporto di amore e odio per la città, passando dalle delusioni personali e dal voler fuggire da esse, descrivendo poi ciò che vorrebbe davvero essere, mostrando tutto il proprio impegno.

Non si è fermato alle sole canzoni, ma ha deciso di arrivare al suo pubblico completando il suo immaginario anche dal punto di vista visivo, con il videoclip del brano Milano, ben realizzato e intrigante.

Nell’occasione dell’uscita del nuovo singolo, abbiamo deciso di fargli qualche domanda per farvelo conoscere meglio. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ad oggi sono usciti tre brani. Li abbiamo ascoltati: tutti molto freschi, tra il malinconico e la leggerezza. Come mai la scelta di mettere a confronto due sentimenti così opposti?

Penso che mi venga abbastanza naturale, è il mio modo di essere. Sono malinconico ma cerco di prendere con leggerezza le cose pesanti, perchè se no è dura per me in primis e una palla per chi, in questo caso, ascolta le mie canzoni.

“Milano”, il primo singolo uscito, è forse il brano che esprime di più l’amore e l’odio per questa città. Ma quale consiglio vorresti dare a chi ascolta questo pezzo? 

Vorrei dirgli di ascoltarlo camminando o muovendosi come gli pare, e anche di non soffermarsi al titolo e al “ti odio un po’ ti amo”. Ovviamente so che sono le cose per cui forse ci si ricorda la canzone, però per me c’è molto di più sotto.

È un urlo disperato, pur sempre condito da un po’ di leggerezza per farlo scorrere via.

Passiamo al secondo singolo, “La luna al sole”. Qui parli del voler fuggire da una storia ormai finita, ma neanche tu sai dove. Ad oggi, avresti ancora voglia di sfuggire dalle delusioni? 

No, in realtà non mi piace e non voglio fuggire dalle delusioni. Anzi, mi ci rituffo in continuazione. Più che di una fuga, il pezzo parla di un rapporto tra due persone in modo confusionario, non cronologico, mescolando reazioni e pensieri vani.

La luna al sole” è un’immagine a cui sono molto affezionato: la si può leggere in modo letterale (la luna nel cielo azzurro, alla mattina presto per esempio) oppure metaforico, dove diventa un modo per esprimere un rapporto di eclissi tra due corpi, due persone.

“Vorrei”, terzo singolo, forse quello più diretto e semplice. Quanto il destinatario è lo stesso Bais? Vorresti fosse destinato a qualcun altro? 

Domanda difficile. Penso che il destinatario sia in parte me stesso, in parte un’altra persona, che a volte tento di camuffare rendendola un ‘Tu’ universale. Ma fa parte del gioco!

Per rispondere alla seconda domanda, no, non vorrei fosse destinata a qualcun altro, però, in futuro, mi piacerebbe imparare a parlare del particolare, senza astrarre. Mi piacerebbe raccontare una storia come farebbe Lucio Dalla.

 

“Vorrei capirmi” hai scritto nel brano “Vorrei”. Nella realtà la musica ti ha un po’ aiutato a capirti davvero? Ti senti un po’ diverso da quando hai iniziato a mettere per iscritto i tuoi sentimenti più intimi? 

Certamente! Ci sto ancora lavorando, penso ci voglia un po’ di tempo per essere davvero trasparenti ed onesti (con sé stessi prima di tutto) però piano piano mi sento sempre più soddisfatto del mio inizio di percorso.

Penso che chi ha la possibilità di suonare o scrivere debba sentirsi super fortunato, è come avere una persona che ti ascolta in ogni momento della tua vita e sembra capire tutto di te.

 Insieme al brano “Milano”, è uscito anche il video. Stile molto vintage, ti rispecchia molto. Come è stato esprimere la propria musica in un video? Ti sei fatto aiutare? 

È stato bellissimo! Il video è stato diretto da me e Lorenzo Marzi e girato con l’aiuto di un gran bel team di amici. Mi ricordo ogni singolo momento perché è stata un’esperienza bellissima. Sembra la classica leccata, ma senza il contributo (anche minimo) di tutte le persone che ci hanno dato una mano, non sarebbe venuto bene.

A prescindere dall’estetica, sono contentissimo del risultato perché rispecchia il nostro mondo ed il nostro modo di fare le cose.

Nel tuo approccio alla musica, qual è il genere o l’artista al quale ti sei ispirato di più? 

È davvero difficile sceglierne solo uno, ma forse i Verdena sono il gruppo che ho ascoltato di più e a cui mi sono ispirato da quando ho iniziato a suonare.

Domanda un po’ “scomoda”. C’è qualcosa che volevi dire/raccontare, ma non hai trovato le parole o i suoni giusti per esprimerlo al meglio? 

Ci sono molte cose che vorrei dire ma non posso spoilerarvele così. (ride, ndr). Spero di raccontarvele presto!

Nonostante il periodo particolare, hai voglia di svelarci qualcosa sul tuo futuro nella musica? Album in uscita? Concerti?

Tra poco uscirà un altro singolo e sono molto gasato, mi piace assai, c’è uno strumento nuovo che mi fa volare. Poi, sempre nel breve periodo entrerò in studio per produrre il mio primo album. Concerti, per ora, SOLO A CASA, mi raccomando!

di Elvira Cerri

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