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|Interview| Calvino ci parla del suo nuovo album, “Astronave Madre”

Venerdì 19 marzo 2021 è uscito “Astronave Madre”, il suo nuovo album, già anticipato dalla title-track e dai singoli “Che male c’è”, “E tu” e “Saturno”.

Con questo nuovo disco, Calvino segna finalmente il ritorno di uno dei progetti più promettenti della scena milanese.

Calvino offre un vero e proprio filtro sulla realtà, descrivendo un mondo accogliente che percepiamo fin da subito come estremamente familiare: una sovversione pacifica, per tornare finalmente a casa.

L’Astronave Madre è quell’angolo di cosmo, al termine di un infinito viaggio interstellare, dove possiamo sentirci finalmente a casa. Una sensazione a cui aspirare, che prescinde ogni luogo e tempo.

Che cosa contiene l’Astronave Madre?

L’astronave madre contiene le nostre origini sconosciute, i pensieri che non riusciamo a pensare e la pace che ci manca.

Cosa ti porti dietro del periodo de Gli Elefanti?

Mi porto dietro prima di tutto Marco (Giacomini) e Tommi (Tommaso Spinelli). che si sono aggregati al progetto quando abbiamo preparato il tour del disco ed in seguito hanno fatto parte del progetto in modo sempre più attivo arrivando a dare forma insieme a me al nuovo disco.

In secondo luogo mi porto dietro tutto le amicizie e conoscenze rimaste dal tour. In ultimo luogo mi porto dietro una fotografia di un momento complicato della mia vita e che sarà sempre lì a farmi compagnia.

Come mai la scelta di tornare nel 2021 (che non è proprio l’anno più felice del mondo)?

Purtroppo non è stata una scelta. Il disco era pronto tempo prima che arrivasse la pandemia e se non fosse uscito avrebbe rischiato di morire soffocato.

Penso che sia molto doloroso non poter suonare ancora queste canzoni dal vivo, ma il disco doveva nascere e così è stato.

I numeri degli stream dei brani è davvero importante?

I numeri degli stream sono importanti. Ma ancora più importanti per noi credo siano le persone che vengono ai concerti.

Ti ricordi ancora la prima canzone che hai scritto?

Certo! Ero in prima media, avevo un gruppo punk che non sapevamo come chiamare e decidemmo pochi giorni prima del nostro primo concerto: non chiedetemi perché ma la scelta cadde su “Uva passa”.

In quell’occasione, oltre a cover varie dei gruppi che ci piacevano all’epoca (Offspring, NOFX, Pennywise, Rancid…), suonammo il nostro primo “singolo”: il titolo era Rispettabile Indecenza. Sicuramente era un’indecenza, forse nemmeno così rispettabile.

Come stai in questo periodo?

In attesa. Quest’anno terribile è stato per me personalmente ricco di cose belle ed emozionanti e così spero che sarà anche il 2021. Tutto quello che è successo nel mondo però è come un rumore di fondo che non ci fa sentire davvero le parole che diciamo: credo che ci vorrà parecchio tempo per poter digerire tutto questo.