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|Interview| Gabriella Diana ci racconta il debutto dei Gamaar

Giovedì 3 novembre 2022 è uscito l’album di debutto del progetto Gamaar, fondato dalla cantautrice e produttrice bresciana Gabriella Diana.

Un nuovo capitolo nella carriera della band, che riflette sulla salute mentale nel mondo contemporaneo, in cui siamo tutti spinti a performare, produrre, lavorare.

Era impossibile non cedere alla tentazione di far loro qualche domanda.

Perchè il nome Gamaar? E quando sei passata dall’essere Gabriella all’essere Gamaar?

Il progetto prende il nome dal cinema parigino “Le Gamaar” dove, nel film Bastardi Senza Gloria di Quentin Tarantino, viene usato un mezzo di cultura (la pellicola cinematografica) per combattere l’oppressione nazista.

Ho cominciato a cercare di formare una band intorno al 2016/2017, perché, dopo essermi diplomata al CPM Institute di Milano, ho capito l’importanza creativa dell’arrangiamento e del sound di un brano, oltre alla semplice composizione testo e accompagnamento.

Così ho sentito l’esigenza di formare una band, e nel 2018 è nato Gamaar.

Come mai temi quali l’ansia o la depressione ti sono tanto cari? E quando hai capito che avresti dovuto riversarli nei brani dei Gamaar?

Ho sofferto di depressione, ansia e attacchi di panico anni fa, fortunatamente ora va molto meglio grazie alla terapia e al supporto delle persone a me vicine. So cosa vuol dire non stare bene e avere una salute mentale fragile e ho voglia di comunicare alle persone che soffrono e si sentono schiacciate dalle loro teste “non sei solə”.

La musica per me è una valvola di sfogo e un modo per decostruire e rielaborare la sofferenza e le emozioni negative; se non avessi scritto questo disco non so davvero come avrei fatto.

È stato catartico: un momento importante della mia vita durante il quale sono riuscita a rendere costruttivo qualcosa di estremamente distruttivo, e ne è valsa la pena. Ho qualcosa di bello e di cui vado fiera nato direttamente da quel dolore.

Come siete stati accolti da Brescia e dalla musica che vive in questa città? La Latteria Molloy è ancora il place to be?

Brescia, come anche Bergamo, sono delle città abbastanza vive a livello musicale, e meno male. Stiamo ricevendo tanti feedback positivi: questo inverno ci hanno cercato per suonare ed è stata una soddisfazione immensa.

La Latteria Molloy è un posto che porta con sé una storia e tante esperienze per tuttə noi brescianə: sono andata a sentire tanti concerti di artisə più o meno famosə, ed è stata una grande emozione poterci esibire su quel palco come apertura, e speriamo tanto di poterci tornare da headliner.

“Mi sveglio, canto, piango” dici nel vostro ultimo singolo. Quanto questa triade di azioni ha anche a che fare con il lockdown e con ciò che abbiamo vissuto?

Nel mio caso, come accennato prima, quelle azioni hanno a che fare con un periodo molto difficile della mia vita, ma pre-lockdown. Ma ascoltandola mi rendo conto che può essere molto più “universale” rispetto ai motivi per cui l’ho scritta in primo luogo: il lockdown, la routine , il lavoro, tutte cose che ci allontanano dal sentirci vivə e dalle esperienze che la vita può donarci.

A volte ci si ritrova incastrati nella routine, e di conseguenza anche nelle nostre testoline arrabbiate, frustrate e nervose, e perdiamo di vista il senso di tutto.

A chi più a chi meno, a chi per certe cose, a chi per altre, penso succeda un po’ a tuttə.

Come hai incontrato i tuoi compagni di avventura Cristian Bona e Ylenia De Rocco?

Ho conosciuto Cristian nel 2018, il quale, dopo aver ascoltato le mie demo registrate in casa, mi ha proposto di collaborare. L’entrata di Cristian nel progetto è stata fondamentale, siamo una squadra in tutto e per tutto: portare avanti un progetto musicale da sola è veramente difficile, se non impossibile. La sua partecipazione è stata motivante e artisticamente preziosa.

Ylenia l’abbiamo sentita suonare dopo il primo lockdown e siamo rimastə molto colpitə dal suo stile, e circa un anno fa le abbiamo proposto di far parte della band: dopo aver ascoltato il master del disco ormai pronto e finito, ne è rimasta entusiasta e ha accettato subito.

Suonare con Ylenia è bello e arricchente, apporta un energia al suonato incredibile. Tutt’e tre ci vogliamo bene e proviamo stima reciproca. Sono molto contenta della band che siamo.