Back Chat

|Interview| Quattro chiacchiere con Camilla Battaglia su Hoodya

Già anticipato dalla personalissima cover di “Thank You” di Dido, è uscito per Record Y l’album di debutto del progetto Hoodya.

Un nuovo e definitivo capitolo per Hoodya, il duo formato da Rosa Brunello e Camilla Battaglia, unite da un fortunato incontro a Berlino nel 2017. 

Delle due, abbiamo avuto il piacere di intervistare Camilla Battaglia, che ci ha raccontato come tutto è iniziato, di che aria si respira a Berlino e di molto altro.

Come è avvenuto il vostro primo incontro musicale? E come vi siete ritrovate a fare questo disco? 

Il nostro primo incontro musicale è avvenuto nelle aule del Jazz Institute a Berlino nel 2017, quando entrambe stavamo completando il nostro percorso di European Jazz Master.

Quali sono le città, che a vostro parere, possono favorire le collaborazioni musicali? Berlino è effettivamente tra queste?

Direi che è difficile fare una lista di città dove le collaborazioni si rendono possibili, perchè in fattori da tenere in considerazione sono molti.

Credo che l’arricchimento del tessuto artistico di un luogo sia dovuto ad una confluenza di sostegno da parte degli establishment politici e attivismo da parte della comunità artistica, quindi potenzialmente ogni città potrebbe essere un luogo ottimale per la creatività.

Berlino è sicuramente tra le città che negli ultimi 15 anni si è imposta come meta per artisti di varia natura e provenienti da tutto il mondo proprio per la sua natura cosmopolita e l’effettivo sostegno che viene garantito da parte dello Stato a chi si occupa di arte.

Tutti questi pezzi piacevano già a entrambe nella loro forma originale? Come li avete scelti? 

Assolutamente sì, anche nel caso forse più inaspettato di I migliori anni della nostra vita.

Avendo entrambe lavorato nell’ambito dell’improvvisazione, abbiamo imparato a riconoscere il potere di una melodia o di un giro armonico a prescindere dalla forma estetica in cui questi possono essere presentati da una specifica versione, che può essere lontana dal nostro gusto.

I brani non sono propriamente stati scelti, sono più emersi mentre pensavamo ad un repertorio che fosse proprio un richiamo alla musica delle nostre memorie.

E invece, ci raccontate anche l’inizio del vostro sodalizio musicale con Frank Martino? 

Rosa ha lavorato con Frank con l’ultima versione della sua band Los Fermentos, dove lui appunto suonava la chitarra nell’album Shuffle Mode del 2019.

Quando abbiamo cominciato a pensare ad un album la proposta di collaborare alla produzione è arrivata poco dopo proprio da lui, che si era interessato al progetto.

Per noi è stato importante ricevere sincero interesse e sostegno da un collega!

Che cosa significa avere un’etichetta musicale oggi? C’è qualcosa che pensate vi manchi nella vostra formazione e nel vostro team?

Credo che avere un’etichetta musicale nel 2023 sia un’impresa che mostra grande, grandissimo coraggio e molta dedizione nei confronti del lavoro dei musicisti, tuttavia nello specifico dovreste chiederlo ad un discografico!

La nostra formazione di musiciste è in continuo divenire, che è un po’ anche la cosa straordinaria di aver scelto di fare questo lavoro nella vita.

Raggiungere la completezza sarebbe davvero un peccato e direi anche un misero accontentarsi, considerando la musica come una pianta millenaria con radici profondissime e così intersecate tra loro e rami sempre protesi verso nuove direzioni e possibilità che continuano a crescere e germogliare.

Il nostro team è anch’esso in divenire. Abbiamo lavorato a questo album e abbiamo fatto moltissimi concerti dal 2020 ad oggi e speriamo di continuare sulla strada di una collaborazione reciproca e fruttuosa!