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|Interview| Ilaria Pilar Patassini ci racconta il suo nuovo disco Luna in Ariete

Luna in Ariete è il titolo del nuovo disco di inediti di Ilaria Pilar Patassini, un album registrato in presa diretta in tre session live durante la gravidanza della cantante, che ha visto la produzione artistica firmata dalla stessa autrice e da Federico Ferrandina, chitarrista e arrangiatore.

Ilaria è tornata sulle scene con un nuovo disco, uscito il 27 settembre per  Esordisco (distr. Audioglobe / Believe), a distanza di quattro anni dalla pubblicazione dell’ultimo.

L’abbiamo intervistata per sapere qualcosa di più su di lei, la sua musica, le sue canzoni e la sua vita dopo la maternità. Abbiamo affrontato in maniera armoniosa molti temi, la sua voce gentile e solare, con in sottofondo Tancredi (suo figlio), ha stimolato una conversazione molto naturale.

L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo A metà, seguito da Il suono che fa l’Universo, il cui videoclip è stato girato in parte nella splendida Grotta del Nettuno di Alghero, e dal terzo estratto Nessun tempo si perde.

Ciao Ilaria, mi piacerebbe che ti descrivessi con 3 aggettivi

Io direi che sono impulsiva, passionale e puntigliosa.

Quando hai iniziato a scrivere canzoni? Come è arrivato questo mestiere?

Ho iniziato a scrivere canzoni intorno ai vent’anni, ma ho iniziato molto prima a cantare, quasi ancor prima di iniziare a parlare si può dire.

Ilaria sorride al telefono mentre dice di essere stata in un certo senso “condannata da una vocazione” nel fare questo mestiere. Mi racconta di un viaggio meraviglioso fatto a Parigi per migliorare la lingua, e durante il suo soggiorno, in seguito a una visita all’Opéra di Parigi, ha avuto la sua folgorazione.

È lì che ho capito quanto mi piaceva quel posto, non che non avessi mai visto un teatro, ma trovarmi lì in quel momento mi ha letteralmente folgorata, mi sono sentita a casa, e poi crescendo credo di non aver mai avuto nessun altro obiettivo se non questo.

Posso chiederti di spiegarmi la scelta del titolo del nuovo disco?

Luna in Ariete  è stata una scelta strana, ma dettata quasi per caso da una persona in particolare. Le persone nate sotto questo segno sono testarde, impulsive, e possono essere soggette più di altre ai colpi di testa. Certo non portano rancore, ma sono davvero particolari. Io le definirei scomode, un po’ in pace un po’ in guerra.

Qual’è la canzone del disco a cui sei più legata  e perché?

Impossibile dare una risposta, mi sento davvero e onestamente di dire che mi sento legata a tutte. Si tratta di nove tracce, nove tracce scelte tra tutte. Questo numero, il nove, non riguarda solo i nove mesi d’attesa prima della nascita di mio figlio, ma nove per me simboleggiava anche il numero perfetto, nel senso era la quantità giusta di canzoni da poter ascoltare piacevolmente, in maniera concentrata.

Si tratta di 9 canzoni che sono 9 mondi differenti, ognuna si affaccia su una finestra diversa, per questo le amo tutte.

Quanto è importante secondo te per un musicista raggiungere un proprio stile e identità? E quanto è difficile oggi?

È difficile per chi come me è molto versatile, perché è difficile trovare una sintesi di ciò che si è. Oggi è complicato far emergere la propria personalità, da non confondere con il personaggio. Ad esempio una volta gli indie avevano una personalità diversa, oggi quasi tutti sono omologati. L’identità è un concetto complesso ed è qualcosa che fa parte della nostra epoca. Ci sono stati altri tempi con altre problematiche, oggi questa è molto evidente. Poi ovviamente ci sono delle eccezioni. La personalità di un’artista è molto importante, però il contenuto, a volte, è vuoto. Un’artista che diventa comunità, ecco quello sarebbe il mio ideale di personalità.

La maternità ha cambiato la tua visione d’artista, puoi dire di vedere le cose  con occhi nuovi ?

Prima di diventare madre avevo questa concezione che tutta quella letteratura dedicata al tema fosse terribile. È come se ci fosse un’esagerazione. Durante la maternità succedono cose fantastiche, ma anche altre meno fantastiche. Divenire madre significa esaltare quello che si è. È come se fosse una carta carbone, avere un figlio ti costringe a vederti per quello che sei. Io non sento che sia cambiato il mio modo di percepire l’arte, al massimo è cambiata la modalità del mio lavoro, ma lo ribadisco anche attraverso questo nuovo disco che io non rinuncio a nessuna delle mie anime.

Un’ultima domanda: quali sono i tuoi progetti futuri?

Tour e showcase (sotto tutte le date). E poi presto ritornerò in tournée in Canada, dove sono sempre stata accolta molto bene. Per questo motivo non vedo l’ora di ritornarci: suonare all’estero è meraviglioso. In Italia è tutto anche molto meraviglioso, io amo questo paese, ho scelto di viverci (tra Roma e la Sardegna), anche se penso che si investa sempre meno nell’arte e nella cultura.

Showcase:

17 ottobre – Alghero – Libreria Cyrano ore 20.30 
18 ottobre – Cagliari – Libreria Ubik ore 19.00

22 ottobre – Sassari – Libreria Koinè ore 18.00

27 novembre–Milano-Liberia Verso ore 19.00

 

Tour:

25 ottobre–Aversa (CE)-Premio Biancad’Aponte

30 ottobre–Bologna-Teatro dell’ABC

7 dicembre–Treviso-Teatro del Pane

14 dicembre–Roma–Casa del Jazz

19 dicembre-Cagliari-Jazzino

20 dicembre–Sassari-Teatro Civi

di Carlotta Tomaselli