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|Interview| Løve ci racconta i suoi sentimenti Sottozero

Dal 12 febbraio è disponibile in rotazione radiofonica “Sottozero”, il nuovo brano di Løve pubblicato su tutte le piattaforme di streaming il 5 febbraio.

Sottozero, il nuovo brano di Løve, è una canzone dal testo profondo e introspettivo, la storia di un vano tentativo di attingere dai ricordi di un sentimento passato per colmare un vuoto presente.

Il testo procede per metafore e riferimenti personali alla vita relazionale dell’artista, con strofe che alternano uno stile rappato melodico ad uno quasi parlato e delle sonorità che uniscono il pop e l’elettronica.

Spiega l’artista a proposito del nuovo brano:

Sottozero è una metafora continua, è il simbolo dell’ambivalenza dei sentimenti e della temperatura delle emozioni che sanno essere molto più fredde o calde rispetto al freddo o al caldo che avvertiamo intorno.

Il videoclip ufficiale di Sottozero, diretto da Lorenzo Lecci alla regia e da Diego Buonanno per la direzione della fotografia, cerca di restituire l’emotività fredda presente nel brano, sviluppandosi lungo un persistente contrasto tra flashback e immagini distese e serene, che ricordano la relazione sentimentale vissuta e immagini attuali di riflessione e introspezione su ciò che c’era ed ora non ci sta più.

Protagonista del video è lo stesso Løve, con cui abbiamo fatto quattro chiacchiere.

Hai voglia di raccontarci qualcosa sulla genesi del tuo progetto musicale? Come è nato Løve e qual è il tuo principale obiettivo artistico?

Sì volentieri. Il mio progetto musicale è nato dalla mia grande passione verso la musica, che ho coltivato da sempre, studiando dapprima pianoforte per circa 8 anni e poi canto fino ad oggi, e dall’esigenza espressiva di comunicare il mio messaggio e la mia visione delle cose attraverso la musica.

Essendo un cantautore ho sempre avuto a cuore la coerenza tra ciò che scrivo nei miei brani e ciò che sono nella vita di tutti i giorni, in modo tale che il mio stile ed il mio modo di essere fossero ben riconoscibili ascoltando le mie canzoni.

È per questo che è nato Løve, ma ci tengo a sottolineare che non ci stanno maschere o sovrastrutture, Løve e Daniele sono assolutamente la stessa persona, con gli stessi ideali e modi di pensare e comunicare.

Il mio obiettivo è quello di arrivare a più persone possibili con la mia musica, voglio lasciare un segno e voglio che la mia musica diventi un mezzo di comunicazione di massa per poter arrivare a chi, come me, condivide e sente veramente ciò che scrivo e canto.

E come è nato, invece, “Sottozero” e perché hai scelto questo titolo?

Questo brano è stato ispirato dal ricordo di alcune situazioni ed immagini trascorse insieme ad una ragazza, che mi hanno riportato al momento in cui capii che la relazione con lei stava per finire, nonostante ancora ci si volesse un gran bene e ci stava affetto, probabilmente avevamo già realizzato entrambi che qualcosa si fosse spezzato. 

Diciamo che ripercorro attraverso questo brano, gli ultimi momenti vissuti insieme a lei, ed è un ricordo dolce ed amaro allo stesso tempo. Scrissi questo brano un pomeriggio particolarmente cupo, con il mio piano, in camera mia, e ricordo che impiegai poche ore per terminare di scriverlo.

Trovai ispirazione proprio attraverso la melodia del pianoforte, come spesso mi capita, e le parole sopra essa vennero spontanee.

Il titolo sta ad indicare proprio quella situazione di freddezza interiore emotiva che persisteva tra me e l’altra ragazza, nonostante fuori potesse esserci anche la giornata più calda e soleggiata del mondo, tra di noi c’era qualcosa di freddissimo che col tempo sarebbe venuto fuori sempre di più.

Quali sono, secondo te, i pro e i contro della scena musicale italiana?

Ritengo che un grandissimo pro sia la nostra lingua, che è bellissima e forse la più poetica che esiste. Penso che scrivere e cantare in italiano, se fatto in modo non banale, permetta un’espressività letteraria inesistente nelle altre lingue, del resto la nostra tradizione culturale poetica e letteraria conferma questa mia visione.

Un grosso limite della scena musicale italiana secondo me è l’omologazione.

Vedo molti “artisti” che cantano per moda e non per un reale bisogno espressivo, gente che imita senza originalità correnti musicali già ampiamente diffuse all’estero, che per carità, non ci sta niente di male in ciò, ma stiamo pur sempre parlando di arte, e ritengo che nonostante sia giusto prendere spunto da altri grandi artisti e correnti musicali, resta pur sempre importante mettere del proprio, altrimenti il “genio” e “l’estro” artistico dove sta?

Hai in programma qualcosa per quando si potrà tornare a fare live?

Sì, assolutamente, con il mio manager stiamo pianificando già eventuali live per quando sarà di nuovo possibile tornare a esibirsi su un palco. Soprattutto perché presto uscirà un mio nuovo singolo e nuova musica e dovremo sicuramente promuoverlo anche con i live, cosa che è stata impossibile per i miei ultimi singoli usciti. Dobbiamo solo incrociare le dita ed avere speranza che possa accadere il prima possibile.

Che cosa consiglieresti ai giovani che, come te, aspirano ad intraprendere la carriera musicale?

Quello che mi ripeto ogni giorno è che se ci sta ambizione, passione, voglia e si mette tutto sé stesso nelle cose, forse qualcosa di bello e concreto può realizzarsi. Credo che l’importante sia non avere mai rimorsi e non lasciare nulla di intentato se il fine ne vale la pena.

Questo è il mio credo, la fiducia in sé stessi e nella qualità del proprio operato è sempre alla base di una eventuale riuscita, quindi non bisogna lasciarsi abbattere dalle delusioni e dalle difficoltà che si incontrano nel percorso, perché quasi nessuno ha avuto la strada spianata.

Se fare musica ti fa stare bene ed hai voglia di studiare e metterti in gioco, fallo, ne varrà sempre la pena.