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|Interview| Lyre e le sue bellezze queer in cinque brani

Lyre è la creatura di Serena Brindisi, artista milanese che pha da poco pubblicato il suo EP d’esordio dal titolo “Queer Beauties”, un incontro ossessivo di sonorità elettroniche che si rifanno a Bjork, Arca, ma anche a PJ Harvey e Nick Cave.

 
Per l’occasione, Lyre ci racconta chi sono queste queer beauties che danno il titolo al suo disco. Lo ha fatto scegliendo cinque brani.

Reverie – Arca

Come prima traccia scelgo questo brano perchè è il capolavoro dei contrasti della dissonanza, delle cadute nell’ amore, violente e disarmanti.

Faccio una premessa per chiarire.

Le Queer Beauties per me, oltre ad avere il doppio senso del mondo queer, di cui faccio parte, sono e sono state delle rivelazioni molto importanti, che accadono nel picco massimo di un innamoramento, nella tensione più profonda del desiderio o anche semplicemente nel tempo sospeso di uno sguardo di curiosità o di attrazione.

Sono stata sempre estremamente attratta dalle apparenti dissonanze e dai contrasti nascosti nei corpi, dal doppio, maschile e femminile che vive in tutti noi e dal modo in cui copriamo e cerchiamo di nascondere le nostre ferite e creando  corazze imponenti, affascinanti e a volte estremamente eleganti.

Ma nel momento in cui qualcosa fa breccia nell’armatura, penetra,  come lo sguardo di un amante allora si rivela in parte quella che il fotografo  Mustafa Sabbagh definisce “Hurting beauty” la bellezza che ferisce. In quel momento si intravede una verità, una nudità, un vissuto, una fragilità disarmanti.

Avviene una sorta di resa, qualcosa cede, cade, svela. Questo brano è tutto ciò e molto molto di più.

So handsome hello – Woodkid 

È un brano  incredibile, di una sensualità devastante.

Il desiderio è protagonista e il desiderio è per me spesso il terreno per una rivelazione.

Questo “Amore Mio”di cui parla Woodkid è una potentissima Queer Beauty.

The dancer – PJ Harvey

Perchè parla proprio di un amante che arriva come una rivelazione, come una fenice dal fuoco,  “mandato dal Signore”, come canta PJ Harvey.

E poi sparisce, dopo aver stravolto per sempre il mondo interiore della narratrice..

Pagan Poetry – Björk

Il brano insieme al video sono tra le cose più forti e belle che abbia mai visto e lei qui è totalmente una Queer Beauty…

Ricordo, dopo che lo vidi la prima volta, rimasi sconvolta, totalmente innamorata, devastata. Una rivelazione totale.

La sintesi perfetta di questa sposa che si offre, trafitta di perle, bellissima e sconvolgente che urla “This time I  am gonna keep me  all to myself and he makes me want to hurt myself again”, ma in realtà il rito e il desiderio sono  più forti e mentre canta disperata si sta già donando e per “vestirsi” ed essere al massimo della sua bellezza, si trafigge. Ha una potenza tragica che non ha pari. Un capolavoro.

Annabel – Goldfrapp

Un brano estremamente dolce, profondo ed intimo che parla di identità di genere,  ispirato dal romanzo Annabel di Katleen Winter.

La voce unica di Allison Goldfrapp, materna in questo brano, parla ad un bambino che sogna di essere una bambina, “Annabel”, e inizia a mettere in questione il proprio genere, sentendo il peso del sentirsi “diverso”.

La voce di Allison Goldfrapp, come una carezza, invita il bambino ad andare fino in fondo per liberarsi, realizzare il se più autentico e diventare totalmente Annabel, mostrandogli tutta la sua forza e l’incanto della sua bellezza queer.

È la voce della verità più profonda che invita a seguire ciò che è totalmente necessario seguire per potersi liberare e realizzare completamente.