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|Interview| Avete mai assaggiato una Monkey Tempura?

Una band electro-acid-soul e chi più ne ha più ne metta e un nome che è tutto un programma. 

I Monkey Tempura hanno base a Roma e sono stati fondati dalla cantante e compositrice Francesca Palamidessi e dal bassista e compositore Francesco De Palma.

Dopo Ready / Set / Go uscito a fine 2017 è ora in preparazione un nuovo album, sempre all’insegna della sperimentazione musicale oltre ogni limite. 

Li abbiamo intervistati in occasione della loro apertura al concerto dei Nu Guinea per Villa Ada Roma Incontra il Mondo.

Rompiamo il ghiaccio: presentatevi!

Ci chiamiamo Monkey Tempura e siamo nati da circa tre anni, con vari cambiamenti e sconvolgimenti in corsa.

Il nostro intento è quello di comporre in totale libertà, senza porci vincoli di alcun tipo, che siano di genere, stile o durata del brano, che sono tutte cose che nel mondo musicale attuale vengono richieste agli artisti per rientrare nei canoni della musica commerciale.

Noi cerchiamo di slegarci da tutte queste imposizioni, con una ricerca sonora costante. Veniamo da mondi musicalmente molto diversi e ognuno ci mette del proprio.

E infatti il vostro album “Ready / Set / Go” è proprio questo: un riuscito – e funzionante – mix di strade diverse. Un lavoro soul, con un’anima elettronica ed incursioni di jazz. L’impressione è proprio che ognuno dei membri del gruppo abbia impresso un pezzetto della propria singola esperienza, probabilmente di stampo accademico. È corretto?

Sì, abbiamo tutti fatto studi accademici! In realtà siamo tutti passati per il Conservatorio. Lo studio è il denominatore comune di tutti i nostri percorsi, che ci fa parlare la stessa lingua musicalmente e accomuna i nostri modi di lavorare.

A proposito di modo di lavorare: nel disco spaziate da valchirie a robot, in totale libertà… Come funziona il processo di scrittura e composizione dei Monkey Tempura?

Devo dire che è cambiato un po’ nel tempo. All’inizio io e Francesco De Palma, il bassista e co-fondatore, ci occupavamo di scrivere i testi. Successivamente portavamo il materiale agli altri in modo da arrangiarlo insieme.

Adesso invece il processo di composizione è più inclusivo e vi partecipiamo attivamente tutti e quattro. In quest’ottica di totale libertà abbiamo sempre accolto le idee di tutti, partendo da un tema o dall’idea di una storia.

Succede che si scriva prima una storia e poi il testo di una canzone, che viene successivamente musicata. Ma succede anche che si parta da una melodia o da un ritmo. Ci preme che ogni pezzo sia molto specifico nel suono, nelle intenzioni e nella storia.

Ultimamente ci siamo però aperti anche a brani più personali: mentre nel primo disco l’intento è quello di narrare storie un po’ all’infuori di noi, adesso abbiamo scritto anche dei brani con la nostra storia dentro.

La più grande ispirazione in questo senso per me è Kate Bush, un’artista che ammiro tantissimo per la capacità narrativa, spaziando dall’interno all’esterno delle storie.

Capisco quindi che c’è un album in preparazione…

Sì, c’è!

Cosa vi ispiramusicalmente parlando? E a livello italiano?

Qualsiasi gruppo un po’ fuori dai canoni! Dalla scena elettronica londinese al rock, senza trascurare la musica del passato. Ci rifacciamo ad artisti che cercano qualcosa di nuovo!

A livello di musica italiana la storia è differente. Sul mondo italiano siamo vagamente impreparati, io ad esempio vivevo all’estero e mi sono persa un sacco di cose per vari anni. Tornando in Italia ho trovato un mondo che mi affascina. Col tempo sto riprendendo il tempo perso.

Al momento mi piace moltissimo La Rappresentantedi Lista, che mi ha colpita moltissimo. Poi ascolto tanto i cantautori del passato: Dalla, Battisti, Demetrio Stratos

A proposito del panorama musicale italiano e delle vostra esperienza… Quando è difficile (se lo è) portare questo vostro approccio un po’ “sopra le righe” o quantomeno fuori dalle regole del mercato?

È stato difficile in questi tre anni. Ovviamente la musica deve arrivare alla gente e si rivela necessario doverla “impacchettare” per farla arrivare ad un pubblico più ampio possibile.

Cerchiamo comunque di rimanere più vicini possibili alla nostra idea. Anche se siamo stati vissuti come “incoerenti” e mancanti di un’identità definita. Ma è esattamente questo quello che vogliamo fare e essere. Ma rimaniamo solidi.

Aprirete il concerto ai Nu Guinea a Villa Ada per Villa Ada Roma Incontra il Mondo. Emozionati?

Sì, siamo veramente molto emozionati. Credo che questo sia il concerto perfetto per noi. C’è grandissima ispirazione. Suoneremo brani nuovi, ma anche alcuni brani vecchi riadattati.

Dal vostro nome deduco una certa passione per la cucina giapponese o forse no…

In realtà il nome viene da una serata durante la quale sono successe un po’ di cose… Il nome le riassume senza entrare troppo nel dettaglio!

 

di Veronica Boggini