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|Interview| March. racconta “Safe & Unsound” e se stesso

Ad un mese di distanza dall’uscita di “Safe & Unsound” (Cello Label), abbiamo pensato di farcelo raccontare direttamente dal suo autore, March., al secolo Marcello Mereu.

 

Com’è nato il tuo ultimo disco?

Safe & Unsound è nato a poco a poco, mattone per mattone. Ho iniziato da Safe, una canzone sulla violenza domestica, che da anche una parte del titolo all’album.

Col gioco di parole di Safe & Unsound (invece dell’espressione abituale ‘safe and sound’) ho poi iniziato un cammino esplorando diversi temi, ma anche diversi stili musicali, contrasti sonori e testuali che avessero comunque una coerenza e uno stile riconoscibili.

Di brani ne avevo molti di più, ma alcuni li ho lasciati fuori perché non coerenti con questo progetto. Mi sono ispirato ad album pop storici e ad altri più recenti, fra cui Arena dei Duran Duran, Stripped di Christina Aguilera, Loose Di Nelly Furtado, Older di George Michael o ancora True Colors di Cyndi Lauper e Version 2.0 dei Garbage.

Il tuo genere è abbastanza eterogeneo, ci sono moltissime influenze, vorresti raccontarci un po’ la tua storia e tutto ciò che hai voluto inserire all’interno del disco?

Grazie di questa domanda che mi permette di parlare della natura eclettica, ma spero chiaramente coerente dell’album.  

Sicuramente, i miei studi prima in Teatro e in seguito in Psicologia hanno influenzato i  diversi temi che volevo esplorare, tutti scaturiti da uno studio delle emozioni di base di noi essere umani: la gioia, la tristezza, la rabbia e la paura.

Parlo della gioia dell’inizio di un nuovo amore in Magic, della tristezza e della rabbia che scaturiscono dall’ingiustizia in Hands (dedicata a Giulio Regeni), della tristezza, ma anche della risolutezza che si trova nella solitudine in Private Affair, della rabbia dell’abbandono in Better Than You.

Ogni canzone tratta di un tema diverso: il narcisismo in Long Cold Summer, la ricerca di identità in To Be A Man, la delusione in Rely e cosi via.

Musicalmente, volevo dimostrare che il pop èun veicoloperfetto e duttile per raccontare storie diverse con generi diversi: ecco quindi il folk-country di Magic, il pop rock di Better Than You, il pop elettronico di Long Cold Summer, il faux-jazz di Private Affair, il pop bossa nova di Seventeenth Century.

C’è qualcosa che cambieresti del disco o che secondo te non suona ancora come tu vuoi?

Io sono di natura perfezionista, quindi non sarò mai soddisfatto al 100 %. Con l’età e la maturità, ho imparato che però bisogna imparare ad accettare il lavoro fatto bene e a riconoscerlo.

C’è una parte dime che avrebbe voluto spingere alcuni brani versol’estremo: rendere Better Than You ancora più rock, Magic più country, The One ancora più ballata, ma avrei perso quella coerenza pop di insieme che per me è importantissima. Insomma, sono soddistaffo del mio lavoro e ringrazio i miei produttori e musicisti che mi hanno aiutato a tradurre lamia visione in realtà.   

Con Sanremo alle porte ti vorrei chiedere, parteciperesti mai? O pensi che sia qualcosa di distante dalla realtà musicale italiana?

Io sarei onorato di partecipare a Sanremo che ha fatto conoscere tantissimi artisti a tutta l’Italia e all’estero e che ha lanciato dei capolavori dal punto vista dei brani. Sono contento che Sanremo si sia legato nuovamente alla Eurovision Song Contest. Mi piace qualsiasi realtà dove si celebri la musica.

Ho scritto tantissimi brani in italiano e spero di poterli pubblicare presto; sarebbe bello poterne presentare uno a Sanremo un giorno.

Ed i talent invece? Cosa te ne pare?

Io non ho niente contro qualsiasi manifestazione canora; come potrei? L’unica cosa che mi dispiacerebbe è sapere che ci sono persone che lo fanno solo per la fama. Secondo me la fama e il successo  non hanno nessun senso se sono fini a se stessi e se non c’è dietro un progetto, un messaggio da far passare.

Per me ciò che conta è la musica: le note e i testi. Se italent possono essere un veicolo per questi tramite voci e visi diversi, ben vengano!

Visto che guardi la scena italiana da “lontano”, con chi ti piacerebbe fare un featuring?

Che bella domanda; ci sarebbero tantissimi artisti con cui vorrei lavorare in Italia: Elisa, Rettore, Cremonini, Mahmood, PaolaTurci, Gabbani, Carmen Consoli, la lista è lunghissima. Ci sono voci e stili incredibili in Italia.

Dove ti vedi da qui ai prossimi dieci anni?

Ci sono progetti che voglio fare nei prossimi anni: un disco in italiano, un disco in sardo e un disco di duetti con solo voci femminili. E poi vorrei scrivere per altri: sono molto prolifico e adoro sentire le mie canzoni cantate da altri, ma adoro soprattutto scrivere per altri, pensando proprio a loro,  quindi spero che nei prossimo 10 anni questo sogno si trasformi anch’esso in realtà.