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La marcia funebre nell’era delle zanzare

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Le tre e trentasette del mattino sono l’ora in cui i tetti del paese vanno a dormire e ti lasciano solo con ansie, amnistie e malessere.

E i dubbi. Sicuro di esser solo?
Nessun ubriacone che inciampa tornando a casa, niente anabbaglianti che si lamentano, neppure le stelle vomitano spergiuri. Niente di nulla, nada de nada. Eppure non sei solo. Come potresti del resto? Inizia l’estate e sai cosa vuol dire.

ARTISTA: Queens of The Stone Age
ALBUM: Songs for The Deaf
TRACCIA: Mosquito Song

Appoggiato al muro, seduto di sbieco con le gambe distese sul parapetto. Solo un’ombra in questa balconata.
Nel buio, sono io il buio.
Non distante una Ceres Strong da 66 accucciata accanto ad un tumbler pregno d’alone di Lagavulin. Ovunque nuvole e pensieri.

E zanzare.

L’uomo nasce libero, ma morto e non lo sa. O meglio lo ignora. Nasciamo mangime e cresciamo come insaccati, ma sempre carne restiamo. Cibo pensante, nutrimento amletico, piccoli stuzzichini pieni d’amor di sé e della propria boria. Siamo l’umanità più snob che potessimo tirar su.
Ed è come se nel mio pamphlet filosofico che proprio della filosofia s’annoia mi sento supportato dalla voce del vate Joshua “Josh” Homme e dal suo manipolo di delinquenti.

swallowing chewed
eat you alive
all of us food that hasn’t died

Siamo solo questo, forse. Via la balla dei sentimenti, delle emozioni, della marchetta degli ideali. Non siamo neppure chiacchiere e distintivo, soltanto lo slow food delle specie superiori. Apparteniamo loro, più intelligenti dei rettiliani le zanzare ci adescano e ci baciano, stuzzicano il nostro ego mentre ci sentiamo il loro dolce nettare in questo bukkake di sangue. Ascoltano quello che diciamo e non rispondono se non sibilando.

Ci ignorano a morsi. E ci fanno male come l’amore.

oh, I know when the sun is hot
mosquitoes come to suck your blood
leave you there all alone

Ohh sì, come l’amore questa poesia dei QOTSA.
Solo, a pezzi, sul balcone, ubriaco e segni indelebili sulla pelle. Per un pelo indiavolato col Feuerbach che dovette aver sottovalutato la probabilità che l’uomo non fosse ciò che mangia, bensì ciò che viene mangiato, pieno di attriti che fatico a vedere un senso in questa giostra.
Gira soltanto, non fa altro. Teniamo fra le dita il nostro biglietto in perenne scadenza mentre ci divorano senza pietà. O forse mi sbaglio, e anzi il loro pungere e succhiare è il dono di carità per ovviare alla noia di questo attendere.

you know I’m told they swallow you whole
skin and bone

C’è poco da fare. Strappa il tuo numeretto in cento e oltre pezzi e scorri fino al minuto 03:05.
La senti questa musica? Questa è la marcia funerea che ci accompagna alla fine.
Sono le tre e trentasette e hanno vinto loro: fai come me, inchinati passivamente ai mosquitos. Anche perché, hai davvero alternative? Davvero?

where will you run?
where will you hide?
lullabies
to paralyze

Fate bei sogni.
E buona musica.
Bzzzzzzzzzz.