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|Interview| Mother Goes Plastic, il nuovo album di Lùcafall

Pop ed elettronica incorniciano e orchestrano una miriade di influenze e mondi musicali per una riflessione sulla differenza tra la realtà dei fatti e una percezione invece distorta e soltanto apparente delle cose.

E’ il nuovo album dell’artista ‘Lùcafall’, edito da Revubs,dal titolo ‘Mother Goes Plastic’.
Meditato e totalmente composto nella dimensione della propria stanza, cardine del flusso creativo e spirituale dell’artista, abbiamo pensato di farcelo raccontare in prima persona.

Ciao Lùcafall! Aiutaci a conoscerti meglio! Descriviti in cinque semplici aggettivi!

Preciso, eccentrico, sensibile, romantico, egoista.

Il tuo album è un mix di belle cose, da dove è partito il tutto? Qual è stata la necessità espressiva dietro al tuo disco?

Il disco Mother Goes Plastic è l’intento espresso in musica di trovare il punto di equilibrio più adatto alla sopravvivenza (fisica e interiore) tra la realtà e il proprio senso di esistenza. Tutto questo accumulato in 12 brani, personali e onirici.

Con chi ti piacerebbe collaborare per un prossimo futuro disco?

Se parliamo di artisti ti cito assolutamente Brian Batz, polistrumentista danese a capo del progetto Sleep Party People, uno dei miei gruppi preferiti.

A livello nazionale sono stato colpito da Johann Sebastian Punk e Makai che a livello stilistico si avvicinano molto a quello che faccio.

Per un album in italiano avrei piacere di collaborare con i Baustelle o Giorgio Poi.

Ci saranno possibilità di vedere Lùcafall dal vivo?

Domani a Rimini suonerò allo spazio “Grotta Rossa” per l’evento Mellow Friday.
Il calendario è in continuo aggiornamento.

Quali brani preferisci eseguire dal vivo e quali invece toglieresti dalla scaletta (se ce ne sono ovviamente)?

Il cavallo di battaglia credo sia Janice, singolo del disco, dal vivo è davvero un’esplosione e viene apprezzata particolarmente dal pubblico.

Ad ogni modo l’energia viene messa in tutti i brani. Forse quello più complicato da eseguire dal vivo è Bright.

In studio ci siamo sbizzarriti tra synth e pad, ma live ricreare quell’atmosfera è più complicato.

Ultimamente lascio da parte qualche brano del primo disco, stilisticamente troppo distante rispetto a quelli dell’ultimo disco.

 

Ti piacerebbe partecipare ad un talent? Che ne pensi?

No! Il talent show si distacca completamente dal mio pensiero musicale. Lo vedo come un “teatrino fatato” abile a darti una visibilità immensa per un anno al massimo (se ti va bene) per poi farti cadere nel dimenticatoio.

Chiaramente ci sono le eccezioni, ma preferisco farmi per 5 o 10 anni una bella e sana gavetta nei club e circoli anche con dieci persone. Poi chissà.

Per quanto riguarda Sanremo la penso diversamente, penso possa essere un palco più dignitoso, si vedrà in futuro.

Quali saranno i tuoi futuri passi?

Ora come ora l’intento è di portare in giro il più possibile con tutta la band Mother Goes Plastic, almeno per un anno.

Nel frattempo sto scrivendo anche brani in italiano, per un futuro disco, ma prima di voltare pagina voglio godermi questo momento, divertirmi e spremere bene questo album.

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