Live Report

Primal Scream, ex Dogana, Roma

Primal Scream a Roma

Primal Scream a Roma

Just what is it that you want to do?
Well, we wanna be free, we wanna be free to do what we wanna do
And we wanna get loaded and we wanna have a good time
And that’s what we’re gonna do (away baby, let’s go)
We’re gonna have a good time, we’re gonna have a party (Loaded, Screamadelica, Primal Scream)

Il concerto dei Primal Scream a Roma è nostalgia anni ’90. Senza eccessi. Sobrietà e stile sono il leit motiv del live, a dispetto della camicia d’oro luccicante di Bobby Gillespie. L’unico trip, qui, è di natura nostalgica. L’apertura con Movin ‘On Up ne è la quintessenza. Un pezzo leggero e gioioso che riporta alla mente la gloria di un passato che è ancora presente e si mescola alle nuove tendenze synth pop della band di Glasgow ritornata con il nuovo album Chaosmosis. E così tutto quello che ha a che fare con l’album lisergico per eccellenza Screamadelica (Loaded, Come together, Slip inside this house, Higher Than The Sun), riportano alla luce classici splendori mai svaniti, checché ne dicano detrattori ed hater senza cuore.

Tuttavia l’accoglienza nell’area dell’ex Dogana a Roma, sotto la tangenziale est, non è delle migliori e questo rattrista molto. Poche centinaia di persone per una band enorme come i Primal Scream in una città come Roma è davvero imbarazzante.  Per loro, per noi, per tutti. Che vergogna, che peccato.

La noncuranza ed insensibilità di noi comuni mortali che non comprendiamo la magia degli Dei del Rock è imperdonabile. Ci meritiamo la musica demmerda e pacchiana (e anche gli U2 con Noel, che ha smarrito la strada della salvezza, in concerto la stessa sera all’Olimpico).

I Primal Scream nonostante tutto propongono pezzi che riscaldano e fanno saltare come il beat eighties della nuovissima traccia (Feeling Like A) Demon Again. E ancora Jailbird, It’s alright, it’s ok, Country girl, Rocks, Doll, 100% or nothing, I’m Losing More Than I’ll Ever Have. Poi il botto con la dance di Swastika Eyes.

Bobby è di poche parole con le sue maracas in mano, ma ci regala una lezione di stile e compostezza. Tiene il tempo con il battito della mani, anche quando dal pubblico si leva un infinito coro da curva sud che rifà il refrain di Loaded.
C’è il rock’n’roll dei Rolling Stones e la malinconia dei favolosi anni ‘90. C’è la gloria di un passato che non è mai passato. Anzi, vorremmo fosse questo il presente.