Live Report

|Live Report| I Quartieri (opening Laago!) ci dicono che Roma è viva

Il cantautorato romano è vivo e lotta insieme a noi, ce lo dimostrano i Quartieri e i Laago!, nel loro doppio live al Monk di Roma.

Aprono il concerto i Laago!, ricciutissima band romana al loro disco di esordio. Disco che peraltro viene fisicamente lanciato fra il pubblico, cadendo rovinosamente sulla malcapitata.

Testi in italiano, groove sospeso ma accattivante,  effetti sonori un po’ troppo film poliziesco anni Ottanta, ma begli spunti. I quattro presentano Le fasi del sonno e non possono che farlo in pigiama. Letteralmente.

Richiami di psichedelia ed elettronica, nel solco di band come Lo Straniero. Dopo qualche pezzo, sulle note di Marianna, appare chiaro che i ragazzi sappiano suonare. Daje.

I Quartieri iniziano con Balla balla damerino, il cui ritornello per quanto mi riguarda è già fisso in testa come un tormentone.

Continuano con Vivo di notte, il primo singolo lanciato in primavera, bellissima descrizione del mondo notturno raccontato da chi lo vive quotidianamente, affresco a tratti doloroso di un’umanità i cui tempi non combaciano con quelli degli affetti, del quotidiano.

Nonostante qualche problemino con l’audio, 9002,  tratto dal precedente album Zeno, ci regala uno spaccato di delicata poesia, fresca come la pioggia che lava i marciapiede. Il timbro di Fabio Grande è davvero particolare e si impara ad apprezzarlo canzone dopo canzone, in particolare sui pezzi più bassi e riflessivi.

Raggio x raggio stupisce per il cambio deciso di ritmo. Una canzone d’amore in piena regola, percussioni allegre che sembrano strizzare l’occhio alla bossanova e un testo disarmante nella sua semplicità.

Si torna sui cavalli di battaglia della band, come Gomma, suonati con un piglio decisamente nuovo e più rock. Ed è qui infatti che abbiamo modo di sentire in modo chiaro la differenza con il nuovo album, che si è allontanato dall’uso massiccio di riverberi e distorsioni sonore, verso una maggiore autenticità del suono.

È il momento di ASAP, che dà il titolo all’album, e poi si passa a Spiaggia bianca, che offre una memoria quasi Concatiana e un finale gustoso.

6 e 45 spezza l’incanto con una cassa più diretta, un ritmo più serrato e la voce che si fa tagliente. La storia di in dialogo nel sonno, unica dimensione in cui questo è  veramente possibile.

Vacanze su Marte è lì per farci riflettere con il suo refrain: “se non hai tempo, non hai niente“, mai inciso fu più vero.

I cori dal pubblico su La stanza di Mimì ci confermano quanto I Quartieri siano amati e quanto tutti abbiamo aspettato questo nuovo album.

Verso la fine e prima dei bis ascoltiamo Organo (al piano e non all’organo, come vorrebbe l’originale) e Nebulose, prima canzone della vita de I Quartieri, solida certezza.

Bentornati.

di Veronica Boggini