Live Report

|Live Report| L’esordio in grande stile di Mox – Monk (Roma)

Venerdì 7 dicembre, qualche minaccia di pioggia su Roma, ma una temperatura perfetta per decidere di uscire.

E poi stasera al Monk c’è il primo concerto di Mox, non vorrai mica perdertelo?

Più di 500 persone avranno pensato la stessa cosa e saranno poi tornate a casa canticchiando “San Lorenzo”, “Ad Maiora”, “Lacci” o una delle altre canzoni dell’esordio – “Figurati l’amore” – di un cantautore dal garbo d’altri tempi.

È Mox (che forse qualcuno si ricorderà come il frontman dei Jonny Blitz), grande promessa della musica italiana targata Maciste Dischi, che si conferma ancora una volta tra le migliori fucine di talenti musicali in Italia – come anche il giovanissimo Fulminacci, che a sorpresa ha aperto la serata con tre pezzi, tanto per farci assaggiare uno dei prossimi capitoli di “musica forzuta” che ci aspettano.

Fulminacci

A chiamare sul palco e presentare Mox e la sua band è la voce di un presentatore di un’epoca perduta, che prepara il pubblico a un’esperienza unica.

Perché quello di stasera non è un concerto normale, ma l’esordio di un cantautore autentico, elegante e appassionato, che ti cattura con una voce che sa essere dolce e graffiante allo stesso tempo. Lo si capisce già dal suo stile: completo vinaccia, camicia retrò, stivaletti neri, chitarra vintage e sorriso di chi non vorrebbe essere da nessun’altra parte.

Tanta passione per la migliore espressione del nostro cantautorato, il beat inglese, gli stornelli della tradizione e arrangiamenti che pur guardando al passato risultano dannatamente efficaci: questo è Mox, un artista che mancava nel panorama musicale italiano, vero erede della scuola romana e non solo.

Il primo pezzo, che è anche il primo del disco, è “Superfantastica”, il cui incipit recita “le canzoni hanno bisogno di rispetto”. Proprio quello che ci aspetta, un grandissimo rispetto per la musica e le emozioni che veicola.

“Figurati l’amore” è chiaramente un disco sull’amore, sulla sua fine, sulla delusione, ma anche sulla bellezza, i brividi e la forza incredibile della musica. Subito dopo due gioielli come “San Lorenzo” (singolo del disco) e “Lacci”, che il pubblico balla e canta a squarciagola, la ballata beatlesiana “Luglio” e una cover, “Tutti quanti vogliono fare il jazz”, che ci rivela molto dell’immaginario sognante di Mox.

Dopo la trovata geniale dell’interruzione pubblicitaria, ad opera della stessa voce di cui sopra, che invita all’acquisto di “Figurati l’amore” al mercatino Maciste, è l’ora di “Qualcosa di speciale” e dell’emozionante cover di “Pensiero stupendo”, canzone particolarmente affine allo spirito di “Figurati l’amore” – che infatti parla di un “threesome”, come dice beffardo lo stesso Mox.

La seconda sorpresa della serata è l’ingresso sul palco di un altro talento scuola Maciste, Gazzelle, il quale duetterà con Mox su “Quella te” a due anni esatti dalla sua uscita e proprio la sera del suo compleanno. Insomma, un bel regalo per tutti.

Gazzelle

Poi “Mara”, dai cui versi nasce il titolo del disco e il cui spessore ricorda epopee musicali perdute da ormai troppo tempo, fatte di quella rara capacità di sublimare uno stato d’animo in arte e saperlo cantare.

Mi viene in mente Lucio Dalla, ma anche altri narratori che hanno scritto le pagine più belle della musica italiana.

Segue “Ad Maiora” (altro singolo) che il pubblico accoglie come fosse già un classico, e poi “Puttana”, una delle canzoni più appassionate del disco, e per ultima “Brava”, la cui coda strumentale, tra assoli di chitarra e tastiere progressive, danno risalto anche alla grande qualità dei musicisti sul palco.

Il bis. Non può non esserci. Ma come un cantautore d’altri tempi, appunto, quello di Mox è un vero bis, ossia la ripetizione di due pezzi già suonati in precedenza: “San Lorenzo” e “Lacci”, durante i quali non è difficile avvertire quella speciale nostalgia che ti prende quando sai che qualcosa di bello sta per finire, anche se è appena iniziato.

Ascoltatevi “Figuratevi l’amore”, fatelo per il bene della musica.

 

di Malatesta foto Mattia La Torre