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|Live Report| The Comet is Coming all’Express Festival

È il 10 settembre e sono ad una serata di “Express”, la rassegna curata dal Locomotiv Club di Bologna, che ci regala sempre la musica più interessante dall’estero e dall’Italia.

I supereroi di stasera sono i The Comet is Coming, trio londinese acclamato dalla critica musicale degli ultimi anni e, a dir la verità, bastano solo i primi cinque minuti del live per comprenderne il motivo.

Sono le 21.45, inizia il viaggio interstellare e il tastierista Dan Leavers sale sul palco incappucciato – quasi come a volersi isolare dall’ambiente che lo circonda – con degli occhiali da gaming, agitando le braccia verso l’alto per fomentare il pubblico.

Dopo un po’ di pezzi, presenta il gruppo e ci spiega divertito che sta imparando l’italiano: “Graz mille”, “Come state, tutto bene?”. Qualcuno gli grida: “Hey, ma cosa sta succedendo?” oppure elogia i suoi occhiali supersonici.

Il live è una bomba di energia, di suoni a tratti martellanti, il sinth esalta i suoni elettronici, il sax addolcisce con un jazz a tratti romantico e la batteria dà spesso il tocco rock.

Più che di un genere definibile si può parlare di una commistione di generi, non sempre inquadrabili ed è questo che porta The Comet is Coming ad essere “fuori dalle righe”.

Il gruppo si diverte, è affiatato e contemporaneamente la qualità delle singole individualità è molto alta. Lo dimostrano gli assoli sparsi durante il live, primo tra tutti quello dell’instancabile sassofonista “King” Shabaka Hutchins, già leader di Shabaka and the Ancestors e Sons of Kemet.

Shabaka, nella penombra al lato del palco, con una luce fioca ma intima puntata tutta su di lui, incanta e lascia increduli con un assolo di sax di diversi minuti che tocca suoni alti e bassi, lenti e veloci: non è dato sapere se siamo rimasti senza fiato prima noi o lui.

Nella parte centrale del concerto rimaniamo piuttosto ipnotizzati con giochi di luci e suoni, un’ elettronica spinta dai sinth, mischiata a jazz, psichedelia, space rock, il tutto a sfociare in una sorta di festa.

Arriva anche il “momento solitario” del batterista Max Hallett (Betamax), protagonista al centro del palco di un delirio di tamburi che prendono velocità, quasi frenetico e che sembra sottolineare la sensazione del tempo che passa in fretta.

Il pubblico urla, è sbalordito, soddisfatto e sta seduto a fatica, soprattutto durante l’esecuzione di alcuni brani che diventerebbero ancora più esplosivi con la collaborazione  dell’energia e dei movimenti delle persone sotto palco.

Dan ringrazia nuovamente entusiasta del cibo e dell’ospitalità, annunciando la volontà di un ritorno a breve in Italia e presentando Neon Baby.

Passa un’ora e un quarto, i ritmi salgono, Shabaka brilla nel suo sudore, il pubblico sogna.

Finché all’improvviso i tre si fermano, scendono dal palco e scappano dissolvendosi nel nulla dall’uscita laterale dell’Arena Puccini, lasciandoci la voglia di ascoltarli ancora e la consapevolezza di aver visto un concerto incredibile.

La musica accompagna, fa da sottofondo ed accarezza le nostre giornate, ma i concerti ci fanno perdere in una realtà parallela, un po’ fuori dallo spazio, che è poi il significato concettuale delle opere e allo stesso tempo l’obiettivo dei The Comet Is Coming.

La prossima volta che sentite il loro nome o intravedete nella line up di un festival non ve li perdete per nulla al mondo.

di Giulia Rivezzi

foto di Marianna Fornaro