Live Report

|Live Report|“Canzoni di un amore perduto” il tributo di Radio Rock a Fabrizio De Andrè

Lo scorso 11 gennaio è stato l’anniversario della morte di Fabrizio De André e in una manciata di giorni l’Italia tutta si è sentita in dovere di commemorare uno dei più grandi cantautori nostrani.

Quando dico “l’Italia tutta” non esagero. Numerosi sono stati gli eventi organizzati, dalla trasmissione sul primo canale della RAI con uno speciale di Vincenzo Mollica, alla proiezione  de Il principe libero sul secondo canale.

Poi gli eventi live: dalla “cantata anarchica” per Fabrizio De André di Torino e Milano a quella del Pincio di Roma, fino al più piccolo circolo ARCI d’Italia. Non solo: anche chi nel nostro paese porta avanti politiche razziste e decisamente poco altruistiche ha ritenuto opportuno ricordare la memoria di Fabrizio De Andrè. Forse per errore o non conoscendo affatto la politica che il Faber diffondeva nei suoi testi.

E dunque proprio dal messaggio politico di De André è iniziata la serata organizzata da Radio Rock al Monk venerdì scorso con il tributo  “Canzoni di un amore perduto”.

Condotta  da Valerio Cesari e Gianmarco Dottori, la serata è cominciata con una conversazione con Enrico Capuano,  che ha ricordato al pubblico del Monk (sold out) l’importanza e l’attualità del messaggio di De André in direzione ostinata e contraria.

Tutti gli artisti che si sono alternati sul palco hanno reinterpretato i grandi classici del cantautore genovese dando spazio a diversi arrangiamenti: da “Bocca di Rosa” (Enrico Capuano) fino alla bellissima versione di “Verranno A Chiederti Del Nostro Amore” di Joe Victor, ma anche Xavier, Andrea Caovini de La MaLaStraDa, Marco Fabi e Gianmarco Dottori che si sveste dal ruolo di presentatore per interpretare “Il Pescatore” e “Se ti tagliassero a pezzetti”.

Ospite speciale veramente degno di questo aggettivo Davide Auteliano dei Ministri

Il risultato finale è stato un azzeccatissimo melting pot di voci, musiche e sentimenti diversi, che hanno tenuto viva la serata e soprattutto la memoria di Fabrizio De André.

Testi di Damiano Sabuzi  Giuliani e foto di Mattia La Torre