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Una chiacchierata con Galeffi: dalla live session di Polistirolo al suo disco d’esordio

Galeffi

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Abbiamo agganciato Galeffi, che ci ha raccontato tante cose interessanti, a cominciare dalla live session di “Polistirolo”, realizzata in collaborazione con Pop Up – Live Sessions.

Classe 1991, abitante del quartiere Montesacro di Roma, ha un cane che si chiama Birra (che è bellissimo, ci tiene a sottolineare). Questo è un mini ritratto di Marco Galeffi, una delle nuove voci del cantautorato romano che sta promuovendo in tour per l’Italia “Scudetto“, il suo album di debutto per Maciste Dischi.

Ho il 15% di carica della batteria, speriamo bene“, esordisce così al telefono Galeffi. Fortunatamente è stato sufficiente per captare alcune informazioni, nonostante confessi che si imbarazza abbastanza a parlare di sé.

Cominciamo partendo dalla “fine”, dalla live session di Polistirolo, girata nel bellissimo Largo Venue di Roma.

Galeffi racconta di essere amico da tempo con Stefano ( ndr Calabrese) di Pop Up Live Sessions e di seguirne i lavori. Stefano lo contatta e gli propone una live session: la cosa gli piace, anche perché non è la prima volta che ne fa una.

L’idea di suonare in tenuta da calcetto (“bella, ma stavamo morendo di freddo!”) è venuta in mente a entrambi. Inizialmente si voleva girare il video allo Stadio Olimpico, addirittura sotto la Curva Sud, ma si sono resi conto di quanto fosse impraticabile. Hanno pensato anche a girarla in un semplice campo da calcio, ma anche lì per problemi logistici (cavi, elettricità, ecc.) sarebbe stato difficile. Perciò, non potendo avere il campo da calcio, quantomeno hanno ovviato al problema trasformandosi in “calciatori“.

Ed è così che Galeffi e la sua band sono finiti a indossare divise di diverse squadre  e tra queste, oltre all’immancabile Roma, il West Ham di Londra, il brasiliano San Paolo, c’è il Lione e quelle tipiche maglie da fiera a 10 euro, in questo caso celebrativa e storica del mondiale di France 98. Questa scelta è ovviamente un chiaro riferimento al titolo del suo album di debutto, “Scudetto“, che sta portando in giro per l’Italia.

Galeffi per questo tour si farà accompagnare dalla band presente della live session.

Loro sono Andrea Palmeri (batteria), Walter Pandolfi (basso), Luigi Winkler (chitarre) e Marco Proietti (synth).

 

L’incontro con la musica è datato, Galeffi ha militato in diverse band cantando però in inglese.

Queste esperienze precedenti sono andate, però, tutte più o meno male. A un certo punto decide di fermarsi, mi dice di non essere un tipo sempre “a duemila” e quando si rimette in sesto per ripartire, decide di farlo da solista. E di cantare in italiano. Un taglio netto con le esperienze precedenti. “Basta con gli stress organizzativi, devo solo mettermi d’accordo con me stesso: non devo nemmeno avvisarmi se faccio ritardo!”

Scrive i primi tre pezzi in italiano un anno e mezzo fa (“Camilla“,  “Burattino” e “Tazza di tè“), le fa sentire agli amici e loro non solo apprezzano, ma lo spingono a continuare. E Galeffi sa quanto sia importante e vero stavolta questo interesse, di solito gli amici ti elargiscono i soliti “complimenti di circostanza”.

A questo punto cerca un nome d’arte, voleva chiamarsi Demian ( in omaggio al libro di Herman Hesse), ma poi opta per il suo cognome. Ora è tutto pronto per tornare a suonare sui palchi e dopo diversi live una ragazza (una fan e un’amica), che aveva assistito a uno di questi live, lo propone alla Maciste Dischi.

Galeffi mi spiega che era stato contattato da più etichette discografiche (oltre che da Maciste), ma ha scelto loro per la loro strategia “comoda” per l’uscita del disco e perché aveva la sensazione che ci credessero di più.

Galeffi entra così nella rosa dei cantanti romani indie, una rosa molto folta e alcuni di questi nomi sono parte del roster di Maciste Dischi.  Gli chiedo cosa, a suo parere, lui possa portare di diverso in questo “giro romano”. Mi risponde dicendo che nelle sue canzoni ci sono molte chitarre slide, un gran richiamo agli anni ’60 e ’70, che in altri dischi di questa scena non ci sono. E aggiunge anche che servirebbe qualcuno che più o meno sappia cantare decentemente.

Le sue canzoni riguardano temi semplici: l’amore in tutte le sue sfaccettature, l’attenzione per le piccole cose. Come il polistirolo, le tazze di tè, perché sono cose a cui la gente magari non fa caso più di tanto. Eppure sono parte preponderante del nostro quotidiano, ma noi le diamo per scontato: e invece aiutano a colorare la vita, l’amore, le esistenze.