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|Interview| Etanolo, il retro-rap alcolico che sarebbe piaciuto a Giorgio Gaber

Etanolo è un ragazzo come tanti, sembra uscito dal ventennio scorso, classe ’92 con un’aria vissuta e tante storie da raccontare, un rapper ma non solo.

Cercando tra le sue pubblicazione si trovano tante cose, ma con questo suo ultimo singolo dal titolo TECHNO SX/DX sembra aver finalmente definito un’identità retrò.

Un rap elegante, ironico, cinico, vintage, che fa ironia su cosa è di sinistra e cosa è invece di destra.

Probabilmente sarebbe piaciuto tanto a Giorgio Gaber.

 

Etanolo non sembra essere un nome che si adatta al progetto di un bravo ragazzo? Domanda strana ma in tema: qual è il tuo rapporto con l’alcol?
 

Sembro un bravo ragazzo? Sarà per il video in giacca e cravatta.

Il mio rapporto con l’alcool è ottimo, ci vediamo spesso e volentieri.

A parte gli scherzi, c’è ovviamente una storia dietro la scelta di questo pseudonimo, riassumendo si può dire che è il giusto nome da dare al mio alter-ego da sbronzo.

Mi piace bere e ad essere sincero mi è piaciuto fin da piccolo, ci son stati dei periodi bui ma col tempo mi sono dato una regolata.

Però assicuro che è ancora il nome d’arte che mi si confà maggiormente.

 
TECHNO SX/DX è un brano che può adattare ovunque, oppure è un brano che può essere solo tipicamente italiano? Siamo davvero così provinciali?

Sinceramente non ho tutte queste grandi esperienze all’estero da poter affermare che sia esattamente così dovunque.

Ci sono sicuramente una certa tipologia di destra e una certa tipologia di sinistra che si somigliano un po’ ovunque e cercano di rappresentarsi esteticamente sempre nello stesso modo, solitamente quelle più estremiste.

In Italia c’è un problema, che in parte ha creato la politica, il livello del dibattito su qualsiasi argomento si è abbassato a dismisura da entrambe le fazioni.

Chi è di sinistra è per forza un altolocato, paternalista, figlio di papà, radical chic e buonista. Chi è di destra è per forza un’analfabeta, povero, meccanico, fascista delle case popolari.

Le persone solo guardandoti o tramite un commento Facebook pensano di averti immediatamente capito e velocemente ti inseriscono nella cartella dati che ritengono più adeguata.

Se sei amico ci mandiamo i cuoricini, se sei un nemico ti metto “grrr”. Ma davvero si è esteso su qualsiasi argomento, anche tra noi giovani, che ritengo sia la cosa più grave.

Non si ha più voglia di conoscere l’altro ma solo di catalogare e di decidere per l’altro.

Non credo neanche sia una forma di provincialismo.

Io vengo da un comune in provincia di Torino e da un certo punto di vista il folklore della provincia lo difendo anche: è proprio una forma di individualismo e di ragionamento per schemi fissi e immutabili.

Ma ribadisco, penso che questa decadenza del dibattito generale sia voluta e noi, dal basso delle nostre vite scemette, ci caschiamo il più possibile perché in fondo abbiamo bisogno di autodefinirci e definire gli altri per semplificarci le giornate e non pensare troppo.

 
Qual è il tuo rapporto con Willie Peyote? Siete fan uno dell’altro?

Ci conosciamo da qualche anno.

Il rapporto è nato dopo che lui e Lince (mio fedele amico con cui faccio musica ormai da oltre dieci anni) si incontrarono durante un concorso per autori a Genova a cui parteciparono entrambi e da quel momento si è sempre fatto un po’ combriccola.

Ci son state anche delle collaborazioni musicali, nel ritornello di Giudizio Sommario in Educazione Sabauda ci sono anche le nostre voci e si possono sentire distintamente alcuni deliri verso la fine del brano.

Lince è presente con un featuring in Quattro San Simone e un funerale.

Io son sempre stato suo fan oltre che amico e aver avuto la possibilità di poter vedere un po’ dall’interno quello che è stato il suo percorso fatto fino ad oggi mi ha sempre emozionato parecchio, non nascondo di essermi commosso durante qualche suo concerto.

Credo che anche lui si possa ritenere mio fan, ma più che fan è anche un buon consigliere, per esempio all’interno di Techno Sx/Dx ci sono delle piccole modifiche che si possono ritenere figlie di consigli suoi e di Frank Sativa.

Ma che poi, il rap è di destra o di sinistra? E la trap?

È un domandone. Partiamo da un presupposto che ritengo fondamentale:

il rap è un genere che non si può permettere prima di tutto di essere un genere ascoltato da persone razziste.

Per il resto non posso dirti con esattezza che sia un genere di destra o un genere di sinistra. Anche qui, chi esalta o rappresenta eccessivamente una fazione o un’altra secondo il mio personale parere, sbaglia.

L’hip-hop nasce in America, dove tutto l’immaginario della sinistra europea da cui proveniamo noi, non esiste.

È un genere che nasce da gente povera, del ghetto, spacciatori e bande che prima di aderire ad un presunto partito politico, hanno giustamente pensato a come uscire dalla loro condizione.

Nasce da un sistema capitalistico, tra i rapper americani c’è sempre stato il mito del selfmade-man, dei soldi, delle macchine, i sederi enormi e così via.

Chi nega o ha ascoltato un altro genere o è poco oggettivo. Possiamo dire che spesso rispecchia dei valori di destra liberale se proprio vogliamo trovargli una connotazione, ma non schematizzerei troppo, ha davvero conosciuto artisti di ogni tipo e influenze di ogni tipo.

In Italia si fa un errore, dato che negli anni Novanta, il rap per farsi conoscere è dovuto passare dai centri sociali, si ha la convinzione che originariamente sia stato un genere comunista. Ma non è così, è stato così in Italia.

L’hip-hop credo sia prima ditutto un genere sociale, con istinti di rivalsa e ribellione. Stesso discorso per la Trap.

 

E adesso, cosa dobbiamo aspettarci da Etanolo?

Ci saranno almeno due singoli, spero il più vicino possibile. Poi per fine anno o inizio del prossimo spero di pubblicare un EP per presentarmi una volta per tutte.

Il mio obiettivo finale è poter suonare e far sentire a più persone quello che ho da dire.