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|Interview| La Vernice dei Sempre Che Non Piova (autoproduzione)

Qualche settimana fa mi è arrivato un messaggio in cui mi veniva chiesto di ascoltare un EP e – se possibile – fare una recensione.

Questa è una situazione che si ripete ogni giorno e, anche se non siamo una grande testata, non potete neanche immaginare il numero di messaggi di questo tipo che riceviamo. Spesso purtroppo non riusciamo neanche a sentire la musica né ad arrivare alla fine del comunicato stampa.

Stavolta però qualcosa ha attirato più di altri l’attenzione. Sarà stato il nome della band, decisamente strano, o la copertina del disco…

Fatto sta che ho premuto play su Spotify e per una ventina di minuti mi sono immerso in storie di vita al limite dell’esistenzialismo, su basi musicali che spaziano dal post rock al pop melodico.

Soprattutto questo contrasto mi ha incuriosito e ho iniziato a chattare con il cantante, Alessandro, con il quale ho concordato un’intervista per togliermi qualche curiosità.

Loro sono i  “Sempre che non piova”, ovvero: Alessandro Scicchitano (chitarra e voce) Cristiano Racco (chitarre e ukulele), Francesco Palmieri (basso) ed Emmanuele Sestito ( Batteria e percussioni).

Vernice è il loro primo EP: 5 tracce non troppo immediate ma interessanti, che nascondono una passione genuina per la musica e l’uso delle parole.

I generi di riferimento della band sono il pop-rock ed il cantautorato. Mi fai qualche nome? Ti dico cosa ha ricordato a me questo EP: per le parole e la composizione dei testi ci ritrovo qualcosa di Niccolò Fabi, Emanuele Colandrea e Mauro Ermanno Giovanardi. Sono andato fuori strada o ti ci ritrovi un po’?

Sei sulla strada giusta, soprattutto con Niccolò Fabi che è il cantautore italiano che preferisco. Colandrea lo ascoltavo già dai tempi dei Cappelli a Cilindro e credo sia un ottimo autore mentre Giovanardi e i La Crus li conosco e li apprezzo ma non sono tra i miei ascolti frequenti.

Ti dico il mio trio fondamentale di autori, quelli che probabilmente mi hanno influenzato di più. Tre artisti che sono sempre stati nelle mie cuffie: Tracy Chapman, Ben Harper e Niccolò Fabi appunto. Poi ovviamente tantissimi altri cantautori e band. Sono sempre alla ricerca di musica da ascoltare.

Per gli arrangiamenti e le basi strumentali invece ho avuto sensazioni del tutto diverse. Non faccio nomi, però ci trovo molto post rock, soprattutto nelle parti più “aperte” ed esplosive di Vernice e Luna. Sembrano quasi momenti liberatori per tutta la band.… Insomma, decisamente poco pop! Che ne pensi?

Sono contento che nelle nostre canzoni tu abbia sentito delle venature post rock che, insieme al cantautorato, è il genere musicale che ascolto di più. Quindi è anche naturale che questo si riverberi nella nostra musica.

Anzi, credo che in futuro i brani dei Sempre che non piova avranno ancora più sfumature post rock. Luna è un brano con due parti, caratterizzato da un crescendo graduale che arriva al suo apice nella parte strumentale. In un certo senso è prevedibile.

In Vernice, che credo sia il brano dell’EP con più elementi post rock, invece, quel finale è improvviso e se consideri che la canzone mantiene per tutta la sua durata un’intensità costante e lineare, allora si, è sicuramente un momento liberatorio che dice: ok questa è un’analisi ma le cose non devono andare per forza così.

Dimmi qualcosa sulla composizione del disco: Come avete lavorato per arrivare a questo risultato?

Si inizia a lavorare come band sull’arrangiamento dei brani. Poi abbiamo preparato in home recording dei demo da portare in studio e che esprimessero il più possibile il risultato che volevamo ottenere. Quindi siamo andati in studio e Joe Santelli, con cui abbiamo lavorato, ci ha aiutato a dare maggiore consistenza e coerenza al tutto, trovando i suoni giusti e ragionando sulle soluzioni migliori per le cose su cui non eravamo convinti.

Siamo molto contenti della nostra esperienza in studio e Joe ha aggiunto davvero quello che a noi mancava come competenze e come quadro di insieme per realizzare un disco che ci rappresentasse.

Nel 2019 per uscire in Italia con un disco autoprodotto ormai bastano un paio di persone, un computer e un buon programma da home studio recording. Non serve più stare tante ore in sala prove con la band o dentro uno studio di registrazione vero e proprio. Cosa ne pensi?

Passare delle ore a suonare con la band, vivere i brani insieme, prepararli, arrivare quasi ad essere stanchi di ascoltarli, non solo è una delle cose più importanti, ma anche più belle del fare musica.

Suonare in una band significa far parte di qualcosa, avere un progetto in comune, vedere come una canzone che hai scritto diventi più forte, più emozionante e completa espressivamente perché passa attraverso la sensibilità delle persone con cui suoni. Sentire che le corde delle anime dei componenti della band vibrano in maniera simile ti ripaga in un istante di tutto il tempo e tutta la fatica.

Questa condivisione emotiva è uno dei nutrimenti di chi fa musica. Poi certo la tecnologia aiuta ed esistono tanti modi ormai per realizzare un album. Andare in studio o meno dipende dalle competenze che si hanno, dalla strumentazione che si ha a casa e dal risultato che si vuole ottenere.

Io credo che andare in studio sia indispensabile, o almeno per noi lo è stato, per sciogliere i dubbi sugli arrangiamenti e per rendere i suoni convincenti. Inoltre si imparano tante cose da un’esperienza in studio.

Quindi per me la soluzione ideale è quella ibrida. Lavorare tanto a casa, in home recording, per provare soluzioni e idee diverse in modo da andare in studio con le idee sufficientemente chiare e non perdere quindi tempo inutilmente con un conseguente aumento dei costi.

Da quello che ho capito siete totalmente indipendenti, autoprodotti e curate voi anche la promozione. Sbaglio? Come vi state organizzando?

Sì, ci siamo autoprodotti. Siamo indipendenti e siamo molto contenti del lavoro che abbiamo fatto che però non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di Joe e di Melania Tesoriere che ha realizzato la grafica del CD e il videoclip di Luna.

Per il momento abbiamo deciso anche di promuoverci  autonomamente ma è un altro aspetto particolarmente impegnativo. Più in là ci affideremo sicuramente ad un ufficio stampa.

Per quanto riguarda i concerti cosa mi dici? Avete qualcosa in programma?

Certo. Questa estate suoneremo un po’ in giro e cercheremo di promuovere la nostra musica, anche se non è facile per una band indipendente avere un calendario fitto di serate. In ogni caso pubblicheremo il calendario sulla nostra pagina Facebook.

Per il futuro che piani avete? Non mi dirai che avete fatto questo EP e poi non avete pensato a cosa fare dopo?

Realizzeremo un nuovo videoclip e torneremo in studio per registrare altre canzoni ma non so ancora dirti precisamente quando.

di Damiano Sabuzi Giuliani