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Kahbum: la web serie che è anti-talent show

Kahbum

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Kahbum è la geniale idea di cinque ragazzi che lavorano insieme nell’agenzia di comunicazione NECOS con sede a Roma. È una web serie dove in ogni puntata due musicisti ricevono un titolo su cui scrivere una canzone e hanno novanta minuti di tempo per farlo.

Abbiamo avuto il piacere di parlare con Ulisse Poggioni, regista e direttore artistico del format, colui che ha avuto l’idea. Kahbum è creato e prodotto dalla NECOS, in arte Nico Caforio (Ufficio stampa e Relazione con i media), Daniele Confetto (Set manager), Bruno Cristaldi (Produzione), Antonio Marzotto (Redazione). Tutti colleghi e amici che lavoravano già con il web e gli audiovisivi.

L’intento era quello di creare un prodotto di intrattenimento che parlasse di musica. Un luogo dove gli artisti potessero collaborare anziché competere come accade nei talent show e nei festival. Un posto dove il fulcro dello spettacolo fosse sui contenuti, quindi sulla scrittura dei pezzi.

Kahbum nasce nel 2015, ma ufficialmente vede la luce nell’aprile del 2016 dopo un anno di gestazione. Essendo un progetto low budget, si cerca di fare di necessità virtù. Perciò si trasformano alcune caratteristiche tipiche delle produzioni a basso costo (come montaggio serrato, estetica minimale, telecamera fissa, sfondo nero) in punti di forza.

Kahbum è una parola tibetana che vuol dire “10.000 parole”. Per Ulisse è rappresentativa di ciò che sarebbe stato, gli piaceva molto sia il significato e anche il suono, gli ricorda quello onomatopeico di un’esplosione.

Gli episodi vengono girati in uno studio nelle campagne romane, una stagione si realizza in due tempi. I musicisti vengono scelti accuratamente da una lista di preferenze, ci sono stati anche nomi conosciuti come Roberto Angelini, Giancane, Matteo Gabbianelli dei kuTso. Molti sono romani, soprattutto nella prima stagione (per una questione logistica si attingeva dai contatti personali presenti in loco). Adesso tanti si autocandidano in quanto già a conoscenza del format. Non c’è nessun criterio specifico di selezione o candidatura, una volta selezionati gli artisti, si immaginano le coppie e, incrociando queste con le loro disponibilità, si crea la puntata.

Le puntate devono essere interessanti ogni volta per un motivo diverso: in alcune due musicisti sono messi in coppia perché sono amici, in altre perché non si conoscono ecc. C’è anche un evento legato a Kahbum ossia Tutti Per Uno, il live di Bar Kahbum, che ha la stessa dinamica della web serie. Viene dato lo stesso titolo a tre o più band circa dieci giorni prima del live e ognuna crea il suo pezzo che verrà inserito all’interno dei singoli concerti.

Alcuni degli ospiti di Kahbum

Alcuni degli ospiti di Kahbum

Per la produzione ci sono stati svariati interlocutori con diverse trattative, ma la sensazione era quella che il progetto sarebbe andato distorcendosi. Perciò hanno deciso di autoprodursi: decisione tutt’altro che morale. Kahbum o veniva fatto a briglia sciolta o non avrebbe funzionato. Per Ulisse il discorso è molto semplice: se vieti parolacce, se imponi artisti di un certo livello, il progetto si snatura, viene meno il suo concetto cardine. Tutti i musicisti sono ben accetti, anche quelli famosi qualora siano interessati, purché rispettino le loro regole.

La cosa più importante è il lavoro che viene fatto sull’atmosfera. Quando si gira una puntata ci vogliono circa un paio d’ore, ma in realtà ci si concentra su tutta la giornata. Perché l’obiettivo è creare un clima entro cui questa dinamica possa funzionare: si arriva tutti la mattina, si pranza insieme e si lavora creando empatia.

Kahbum è efficace nella sua semplicità, difatti ha già riscosso un certo successo. Ha vinto tre premi tutti nel 2016, ossia il Premio Drive Production al Taormina Film Festival, il Premio Treccani Web e il Premio Miglior Canale YouTube al MEI.

Ulisse confessa che si aspettavano di non passare totalmente inosservati perché riconoscevano la personalità forte del prodotto. Non hanno fatto numeri incredibili, ma sono arrivati a una discreta fetta di persone e sono contenti di avere una buona risonanza nel mondo della musica. E soprattutto sono orgogliosi di essi gli anti- talent show sia dal punto di vista tecnico che contenutistico. Non si ritengono contro questi, semplicemente propongono altro. Quell’altro che è diverso dal freddo ambiente da studio, che è qualcosa dove il calore umano si tocca con mano. Sensazioni che vanno sempre più perdendosi, motivo per cui ciò che fanno è ancora più prezioso.