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[Live Report] Baustelle, Atlantico Live (Roma) – 19/04/2018

Baustelle

Vedere i Baustelle in concerto è un’esperienza da non perdere.

Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, cioè i Baustelle, recitano le loro parti alla perfezione a metà tra rockstar consumate e attori di qualche docufilm ambientato al Greenwich Village.

Sembra passata una vita da Roma Live! ovvero il disco dei Baustelle registrato proprio nella capitale durante 3 diversi concerti nel periodo del tour Fantasma.

E invece eccoli qua, a distanza di pochi anni in uno spettacolo completamente diverso in un Atlantico sold out.

Il gruppo toscano ha messo in scena un altro grandioso concerto nell’ambito del tour Amore e Violenza 2018, a poche settimane dall’uscita del secondo capitolo del progetto avviato nel 2016.

Ormai al loro ottavo album in studio, hanno saputo trasformarsi cambiando stile, sonorità e performances dal vivo. Allo stesso tempo sono rimasti fedeli al loro timbro di fabbrica elaborato e poi perfezionato ad inizio millennio con Sussidiario illustrato della giovinezza.

Baustelle

Allargando gli orizzonti per intercettare un pubblico più vasto e sfornando canzoni efficaci e dirette, sanno curare sapientemente ogni aspetto della loro musica, in una ricetta che cambia ma che ottiene sempre un ottimo risultato. E l’effetto si è visto bene dal vivo al palazzetto dell’Eur.

Iniziano lo spettacolo con Violenza, quasi ad imporre il loro ultimo lavoro discografico partendo proprio dall’inizio del disco.

Il pubblico, anche quello più affezionato ai classici, capisce e gli va dietro con Lei malgrado te – piccolo passo indietro  – e poi Amanda Lear.

Baustelle

Ma il pubblico si infiamma con Veronica n.2. Ed è proprio qui che si capisce la bravura della penna di Bianconi e il sound compatto dei Baustelle: il singolo che ha lanciato l’ultimo disco è uscito solo il 2 marzo e l’altra sera sembrava fosse uno dei loro pezzi storici. Una struttura e un sound talmente orecchiabili che è stato impossibile non cantare a squarciagola

Oh baby, baby, baby, baby, baby, baby, oh baby, baby, baby come on

Oh baby, baby, baby, baby, baby, baby, oh baby, baby, baby come on

Oh baby, baby, baby come on

Il pubblico è stregato e non hanno eseguito neanche 5 canzoni.

A L’amore è negativo siamo ancora agli inizi ma, come concordato con gli organizzatori, gli addetti della sicurezza ricordano a me e ai fotografi presenti di darci un taglio e uscire dalla safety zone. Un modo per far stare tranquilli  i musicisti sul palco e un’occasione per me per riprendere fiato, fumarmi una sigaretta e farmi un giro per il palazzetto per seguire il concerto da altre angolazioni e vedere da vicino le reazioni del pubblico.

Baustelle

Seguono Il Vangelo di Giovanni, Tazebao e Baby. Suonano Jesse James e Billy Kid, quarta traccia de L’amore e la Violenza volume 2, e tremo durante il ritornello: “Amore è tardi, amore è già la fine…”.

Con Perdere Giovanna – una delle più complesse dell’ultimo disco, con diversi cambi di ritmo, un’articolata stratificazione di suoni, un testo complesso e addirittura un post ritornello quasi rappato – La vita e Nessuno ci avviamo al finale dove vengono rispolverati i classici: Il liberismo ha i giorni contati (la mia canzone preferita!), Monumentale e la loro storica power ballad I provinciali con tutto il palazzetto in coro:

morire la domenica 
chiesa cattolica 
estetica anestetica 
provincia cronica

Nel bis sapevo già cosa aspettarmi avendo letto i report del concerto di Milano. E invece mi hanno stupito: sostituiscono Un romantico a Milano con Piangi Roma (paraculi!) e invece di fare la cover di Lucio Dalla (Sylvie) si lanciano in Valentina dei Diaframma (chapeau!).

Affidano i fuochi d’artificio finali all’immancabile La Guerra è Finita e a La canzone del riformatorio.

Il pubblico sembra soddisfatto e felice e devo ammettere che ho dovuto rivalutare (e di molto) l’Atlantico. Ci ero stato l’ultima volta nel 2011 per vedere gli Interpol e lo ricordo ancora come uno dei peggiori concerti che ho visto a Roma. L’ambiente era decisamente più claustrofobico e l’acustica pessima. Sono veramente contento di aver ritrovato questo posto completamente diverso, sia nella gestione degli spazi che ha garantito un’adeguata visibilità anche dai punti più critici, sia nella diffusione del suono.

Prendo il mio scooter in paranoia per la paura di aver fatto foto di merda (si intuisce al volo, ma ci tengo a precisare che non sono un fotografo… anche solo per rispetto dei professionisti che hanno studiato e lavorano grazie ai loro scatti) e un motivetto di sottofondo che fa:

 Oh baby, baby, baby, baby, baby, baby, oh baby, baby, baby come on

 PS: se volete delle belle foto dei Baustelle dal vivo, consiglio la gallery che ha realizzato Nika Petkovic in occasione della data bolognese all’Estragon del 12 aprile.