Live Report

|Live Report| Porridge Radio: l’alternative rock è vivo, evviva

Qual’è il miglior rifugio in cui scaldarsi in una serata piovosa e fresca del 19 novembre a Bologna?

Sicuramente il Covo Club per poter assistere al concerto dei Porridge Radio, una data sold out annunciata e attesa da diversi mesi.

Apre la serata Hachiku col suo dreampop, la voce delicata – negli intermezzi timida e tremolante – ed il look dei suoi grandi occhiali.

Dopo un po’ di minuti di pausa, ecco che i Porridge Radio si fanno largo tra la folla per entrare dal lato destro della sala con una musichetta buffa, acclamati dal pubblico: sul palco alle loro spalle li attende un visual con il loro ultimo album, Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky, uscito di recente nel 2022.

Dana Margolin, inizia a cantare “uno, due, tre, quattro” e trascina la band prevalentemente al femminile (l’unico elemento maschile è il batterista, mi piace!), con “Give/Take”.

I primi quindici/venti minuti sono intervallati da canzoni ed interruzioni dovute a ripetuti problemi tecnici, che la band cerca di affrontare con un sorriso rassegnato.

Splintered, dal nuovo album, è lo spartiacque del concerto e suona come un avvertimento dal sapore doloroso: “Don’t cut me out, don’t cut me out, my body pushes it out”.

Hey Bologna, it’s nice to be here!”. Dana agita la testa a tempo, salta, sorride, si avvolge all’asta del microfono che a sua volta è attorniata da una scala, ci incanta totalmente col suo carisma, la sua voce calda e le sue gridate cariche di diversi sentimenti; la batteria e i cori femminili rendono il live ancora più prezioso e coinvolgente.

Poi si susseguono 7 seconds, che ci ricorda quei due limoni in copertina su sfondo nero, Birthday party con la richiesta esplicita: “I don’t wanna be loved”; Long, The rip e Back to the radio, l’ultimo singolo, che cresce sul finale e diventa una bomba che esplode in una sala urlante di gioia.

La semplicità dei testi che spesso si ripetono in loop, li rende comprensibili e per questo la folla li canta più che in altri concerti, accompagnando battiti di mano a tempo.

A metà live, Dana si fa varco tra la folla dividendola in due e, percorrendola al centro, dà vita ad una performance quasi teatrale arrivando fino alla fine della sala, ritornando poi indietro: è decisamente lei la protagonista assoluta della serata.

Sul finale i Porridge Radio chiedono a tutti di fare finta che siano andati dietro le quinte (per sua natura il locale non ha un backstage dietro al palco) e li invita a chiamarli per suonare ancora.

Come back, come back!” gridano tutti divertiti.

Ed ecco che parte il “bis” con You Are a Runner and I Am My Father’s Son, solenne e quasi recitata come una preghiera, in cui lei si spoglia della sua chitarra e ci regala l’ennesimo momento emozionante.

L’ultima canzone non potrà che essere Sweet, “perché è quella che volete voi” dice Dana sorridendo.

Sweet ha un sapore agrodolce, alterna calma e cattiveria, gode di cori perfetti e fa partire un pogo che fa tremare il pavimento del Covo con una chiusura degna di nota.

Il concerto durerà un’ora carica di semplicità ed intensità tali che non lo scorderemo mai.

L’alternative rock è vivo, evviva.

di Giulia Rivezzi