Review

|Review| La cassetta di febbraio 2021 |To Tape|

Prima di mettermi a scrivere due righe per consigliarvi qualche disco per la cassetta di febbraio su Casa Suonatori Indipendenti, ho riguardato l’articolo del mese di febbraio 2020 e ho riso per due motivi.

Il primo perché l’incipit dell’articolo era una riflessione sui primi sintomi dell’emergenza Coronavirus e Brexit, riflessioni che a distanza di un anno sono solo aumentate; l’altro motivo è perché vi parlavo di una delle scoperte dello scorso anno, Black Country, New Road, che proprio in questi giorni hanno pubblicato il loro primo album.

Partiamo, quindi, proprio da loro che con For the first time confermano le aspettative legate ai singoli precedentemente usciti nel 2019 e 2020.

Un impro-jazz che fa l’amore con il post rock e l’avant music, tutto tenuto insieme dai monologhi ammiccanti e spesso deliranti del frontman, che non manca anche di citare alcuni colleghi della stessa scena inglese di nuova musica chitarristica (definirla post-punk sarebbe riduttivo).

La particolarità di tutta questa faccenda è che escono per Ninja Tune, storica etichetta sempre orientata verso l’elettronica, a confermare che i Black Country, New Road sono stati inseriti nel filone del nuovo post-punk per comodità ma sono anche post-punk, non soprattutto.

Rimanendo in ambito jazz ma spostandoci in Italia, il 9 febbraio esce il nuovo album dello Studio Murena, nato tra le mura di un conservatorio.

Il progetto fonde il jazz, la fusion con l’hip hop e sui ritmi serrati del be-bop si mescolano liriche dal linguaggio decisamente moderno e fresco, esattamente come sta succedendo in Inghilterra in quest’ultimo anno.

Ancora in Italia, ma con un piede in Francia (o forse sarebbe più opportuno dire il contrario), con il secondo disco per Kaouenn dal titolo Mirages: un viaggio onirico e psichedelico tra Rock, World Music, ritmi tribali e ancestrali.

Come lo stesso Kaouenn racconta, questo disco è il riassunto «di una vita nuova vissuta per la maggior parte oltralpe ma, idealmente, molto più a sud dell’Europa; di un’anima nomade che si è lasciata sedurre ed arricchire da ogni nuovo incontro; di un’eterna dicotomia tra opposti, vera cifra della sua stessa esistenza».

Chiudiamo con il nuovo disco di Madlib, Sound Ancestors, di cui stanno parlando tutti ed è quasi d’obbligo farlo qui, anche solo per avere la scusa di riascoltarlo mentre scrivo.

Da produttore quale è sempre stato, abituato a lavorare per gli altri, questa volta si trova in prima linea a produrre per se stesso e con l’aiuto di Four Tet, colui che lo ha realmente convinto a lavorare su questo disco.

È un disco per lo più strumentale che attraverso l’arte del sampling racconta la tradizione musicale con la quale Otis Jackson Jr. si è formato.

L’apporto di Four Tet non è stato solo morale ma anche pratico nello scomporre le bozze di tracce che Otis aveva prodotto per metterci del suo e renderle per come possiamo ascoltarle ora in uno. Sarà sicuramente dei dischi più belli del 2021, ci metto la mano sul fuoco.

di Renato Failla