Review

|Review| La cassetta di settembre 2020 |To Tape|

Amici, ma soprattutto amiche (questa la rubo sempre alla Gialappa’s con molto piacere), che mese di settembre straordinario per ascoltare tanta musica nuova!

Mentre scorrevo le uscite qualche giorno fa, mi sono improvvisamente sentito dentro ad un’altra dimensione, un’altra decade, perché è veramente un settembre molto prolifico dal punto di vista discografico e, per fortuna, la maggior parte delle uscite sono di gran livello. Non starò qui a farvi un elenco ma, come ogni mese, ve ne indicherò alcune che più mi hanno reso felice come una ragazzina al primo concerto dei Beatles.

Nella cassetta del mese di agosto avevo messo i Fontaines D.C. alla fine, quindi partiremo proprio da loro, o meglio, da quello che incarnano insieme ad altri gruppi in questa nuova rinascita del post-punk.

L’attesissimo disco degli Idles, Ultra Mono, è finalmente uscito il 25 settembre, facendo proseguire il dibattito già avviato dopo i quattro singoli usciti che avevano lasciato gli ascoltatori con il dubbio di cosa sarebbe stato per intero: gli Idles che conosciamo o gli Idles che potrebbero essere.

Ci troviamo difronte ad un album vicino a ciò che potrebbero essere gli Idles del futuro, con ritmi più cadenzati, più militareschi, mentre le chitarre si prendono decisamente più spazio rispetto ai dischi precedenti in cui la sezione ritmica costituiva il motore della band.

Il tiro rimane, la foga e la forza comunicativa è, forse, maggiormente evidente ma c’è maggiore sperimentazione: più Jesus Lizard e meno Black Flag, per intenderci. Per chi vi scrive è un album bellissimo!

Da una band che lavora molto con la musica per diffondere dei messaggi politici e sociali ad un’altra che, contrariamente agli Idles che “ci mettono la faccia”, lo fa ma nel mistero.

Sault è un progetto guidato da un collettivo intorno al quale non c’è alcuna notizia oltre i dischi: nessuna foto, nessun video, niente interviste, niente indicazioni su Wikipedia, nessuna interazione sui social; nulla di nulla se non quattro dischi pubblicati negli ultimi due anni.

Il secondo di questo 2020 è intitolato Untitled (Rise) e l’unico nome che esce fuori anche questa volta è quello di Iflo come producer (ha lavorato anche con Cleo Sol, magnifica artista della quale abbiamo seguito gli inizi nella seconda stagione radiofonica di To Tape).

Balzati negli ascolti con il terzo disco, Untitled (black is), uscito un mese dopo la morte di George Floyd, sono diventati in breve tra gli esponenti, oggi, della black consciousness.

L’ultimo disco uscito qualche giorno fa, e all’improvviso, continua la missione di diffusione di un certo pensiero politico e sociale di equità e ribellione nei confronti di un sistema che fa acqua da più parti, condito con ritmiche tutte legate alla black music (dal funk al rap, senza disdegnare affatto i temi da dancefloor). È un disco forte e d’impatto, se conoscete l’inglese e leggerete i testi, lo sarà ancora di più.

A proposito di uscite improvvise, al nuovo disco dei Fleet Foxes è successo esattamente di trovarsi improvvisamente pubblicato su tutte le piattaforme digitali di musica, alle 15:31 del 22 settembre, nel momento esatto in cui si passa dall’estate all’autunno.

È un “classico” disco dei Fleet Foxes con le sue atmosfere intime, oniriche, psichedeliche ed evanescenti, quasi come se fosse un sogno ad occhi aperti, ma con una semplicità di scrittura decisamente maggiore rispetto al precedente Crack-up: disco molto bello e profondo ma che non  ti colpisce al primo ascolto.

L’effetto sorpresa è stato, in realtà, un po’ rovinato da alcune indiscrezioni cui hanno fatto seguito le dichiarazioni di Peckold, ormai messo con le spalle al muro; ma di questo ci importa poco, il punto fondamentale è che siamo davanti ad un disco perfetto per questo periodo.

Chiudiamo con un disco che dovrà ancora uscire ma di cui voglio anticiparvi qualcosa, per l’esperienza extra sensoriale che vivrete e perché è uno di quei dischi italiani che suonano tantissimo “internazionali” (questo mese virgolette come se piovesse).

Pearz è il progetto di Francesco Perini, a Londra ormai da diversi anni spesi soprattutto da session man in seguito al progetto brit rock The Hacienda.

Il 20 novembre uscirà con l’EP di debutto Nocturnal per Annibale Records, nome che già anticipa quello che sarà: un viaggio di sola musica tra nu jazz e beat hip hop per trasportarvi attraverso la notte. E ora che il buio diventerà sempre più protagonista delle nostre giornate, è il caso di iniziare ad abituarsi con l’ascolto del primo singolo estratto, At All Hours.

Di dischi a settembre, e importanti, ne sono usciti davvero tanti ma per questi vi aspetto  da ottobre ogni lunedì sera alle 22:00 con To Tape, in onda su Radio CRT. Se volete saperne di più, tenete d’occhio il blog.

di Renato Failla