Review

“Kim Ree Heena” (Autoprodotto)

Nuovo progetto per Alessio Calivi in cui l’autore si mette a nudo: Kim Ree Heena gioca con l’elettronica sperimentando suoni e rimodellando la forma canzone a suo esclusivo piacimento.

Nell’omonimo EP di quattro brani Kim Ree Heena trasvola, senza particolari esitazioni, dalla musica ambient all’elettropop alla ricerca di qualcosa di innovativo, soprattutto nei due brani cantati grazie a testi di grande pregio.

Ad aprire il disco è il singolo scelto per anticipare questo lavoro. La lunga intro di Come rinascere (Kim) prepara bene il terreno al successivo andamento ritmico ben scandito, come un battito cardiaco irregolare, con un crescendo sonoro tra arpeggi, glitch e synth che iniziano a definire la melodia del brano.

 

Il primo brano strumentale – Theories About Heena – ha un ritmo costante ed ossessivo e un’aria evocativa. Stilisticamente molto interessante, soprattutto negli accurati bridge, è nell’anima un brano post-rock. Sembra arrivare da un momento all’altro ma l’attesa esplosione sonora, che avrebbe dato ben altro tiro a tutto il brano, si fa aspettare purtroppo inutilmente. La seconda traccia strumentale, a chiudere il debutto di Kim Ree Heena, è invece una progressione sostenuta da un arpeggio perpetuo. Strati su strati Kerid (A Crater In The Heart) prende forma, si completa e si manifesta nella sua interezza per poi ritirarsi, pian piano, e spegnersi.

Giorni, al contempo introspettiva ed ipnotica, è una composizione naturalmente sviluppata verso un’indagine interiore. Il miglior brano di questo breve banco di prova di Alessio/Kim in cui liriche e musica, in maniera raffinata, viaggiano sullo stesso binario trasportandosi dietro un consistente carico emotivo.

Il nuovo progetto di Alessio Calivi funziona meglio nei brani cantati rispetto ai brani strumentali, ma Kim Ree Heena è solo un inizio. Spero che la sua ricerca continui seguendo la direzione che ha imboccato e iniziando ad invadere altri territori musicali.

Foto: LeCap (Pasqualino Caparello)
Artwork: Noil Klune

di Federico Laratta