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|Review| Pearl Jam – Vitalogy (1994) |Pillole Musicali in 8 Bit|

Svolta sperimentale per i Pearl Jam reduci dal doppio successo di Ten e Vs., la terza fatica in studio della band di Seattle è importantissima, non solo perché ci viene consegnato un album di uno spessore artistico eccezionale, ma anche perché dimostra che i Pearl Jam non sono solamente quelli visti nei primi due album, ma musicisti pronti a sperimentare e ad uscire dai propri confini, qualità che gli permetterà in futuro la sopravvivenza ed il mantenimento di un’identità propria mai messa in discussione in più di 20 anni di carriera.

Vitalogy è stato registrato durante il tour di Vs. ed è stato rilasciato prima in vinile (in quanto Eddie Vedderè un feticista dei vinili) e successivamente in CD. Sicuramente il packaging ha influito molto nelle vendite dell’album, l’artwork si rifà totalmente ad un libro medico di inizio ‘900 il Vitalogy che letteralmente significa “studio della vita”, trovato da Eddie Vedder in un mercatino dell’usato. I contenuti del Vitalogy non sono stati importati nel booklet per questioni di copyright, contenuti perciò sostituiti con documenti, schizzi, appunti sul benessere e sulla salute, riflessioni sulla vita e sulla morte, commenti alle canzoni, poemi (come nel caso di Aye Davanita brano strumentale che però nel booklet è presente sotto forma di poema). E’ stata inserita anche una lastra dei denti dello stesso Vedder accanto alla pagina dedicata a Corduroy.

Gli equilibri all’interno della band cominciano a spostarsi, Vedder ha sempre più voce in capitolo nelle scelte della band, ora contribuisce anche come chitarrista, e stranamente, in questo caso, con 3 chitarre presenti vi è una penuria di assoli rispetto ai precedenti lavori. McCready lo definisce per questo motivo un album prettamente “ritmico”.

 

Questo è l’aspetto che forse lo rende più originale e canzoni come Aye DavanitaPry, To (il ritornello continuo “P-R-I-V-A-C-Y is priceless to me” è una preghiera che Vedder rivolge ai suoi fan, il grunge essendo esploso come una bomba in mano, in pochi attimi ha portato celebrità a dei ragazzi con una vita normalissima e che volevano solamente esprimere i loro sentimenti rancorosi verso una società incapace di comprenderli, ad esempio Cobain non è riuscito a salvarsi), Bugs (dove Vedder suona la fisarmonica) e Hey Foxymophandlemama, That’s Me (una specie di Revolution 9 degli anni ’90, creata assemblando registrazioni reali di alcuni pazienti di un ospedale psichiatrico) portano a galla la voglia di novità, di slegarsi in parte dal concetto passato di Pearl Jam.

Vedder si sente vulnerabile, i suoi testi vengono travisati da gran parte della gente e ciò lo rende triste e arrabbiato, questa contraddizione lo spinge a scrivere Not For You (un’accusa verso l’industria discografica e la Ticketmaster, una guerra portata avanti dai Pearl Jam per garantire dei concerti ad un prezzo accessibile) e Corduroy (che cerca di esporre la relazione di una persona con milioni di fan).

Poi c’è Betterman (che assieme a Nothingman e Letherman compone il ManTrio) ballata, scritta da Vedderdurante le scuole superiori, che parla di una donna intrappolata in una relazione infelice (e come molte canzoni dei Pearl Jam dei primi tempi, è autobiografica).

di Pillole Musicali 8 Bit