Live Session

|Live Report| La sfida al capitalismo degli One Dimensional Man

Venerdi scorso, all’Angelo Mai, sembrava di essere tornati indietro nel tempo grazie agli One Dimensional ManPiù precisamente agli inizi degli anni Novanta, quando il revival del punk rock e del noise dagli States iniziava a seminare i frutti anche in Italia e i locali alternativi erano pieni di concerti rumorosi e dissonanti.

 Gli One Dimensional Man, nati proprio in quel periodo, continuano a portare ancora oggi alta la bandiera di quel mood. Anche il loro ultimo disco in studio, You Don’t Exist (2018) mantiene un carattere violento e massimalista.

Le battaglie combattute dal trio di Pierpaolo Capovilla (basso e voce), Carlo Veneziano (chitarra) e Franz Valente (batteria) a suon di chitarre sferraglianti e ritmiche crude sono però attualizzate e adattate al contesto contemporaneo.

Al centro c’è sempre la lotta alle diseguaglianze e l’attenzione verso gli emarginati e gli esclusi.

La prima parte di concentro è esplosiva, tesa e serrata, tanto da fondere la testata della dell’amplificatore di Carlo Veneziano, che a malincuore costringe la sospensione dello show per qualche minuto, per poi riprendere con una piccola testata della Loney dal suono più ascritto e freddo.

La seconda parte lascia invece spazio ad un breve monologo di Capovilla che accende i riflettori sulle ingiustizie che affliggono in questo periodo gli immigrati, per poi riprendere con la seconda parte del concerto in un clima più attento e cosciente.

Nonostante il piccolo problema di amplificazione, l’intero spettacolo è stato esaltante e acceso dall’inizio alla fine. 

Insomma, gli insieme degli elementi, compresa la scenografia minimale dell’Angelo Mai, hanno reso la serata unica e ricordato qual’è la vera essenza del rock alternativo… altro che indie all’italiana.

di Damiano Sabuzi Giuliani