Review

|Review| Il sentiero luminoso di Coma Berenices con Archetype.

In queste fresche notti primaverili, complice l’assenza di smog nei cieli delle nostre città, vicino alle costellazioni del Leone e dell’Orsa Maggiore, ne possiamo ammirare una piccolina: si chiama Coma Berenices e narra di amore e speranza.

Coma Berenices è anche il nome della talentuosa band partenopea fondata da Antonella Bianco (alla chitarra elettrica e tastiere) e Daniela Capalbo (alle chitarre e mandolino), che ha di recente regalato al mondo un nuovo LP: Archetype.

Il gruppo nasce nel 2015 e ha già all’attivo un EP di esordio, Delight (Slow Down Record, 2016), portato in giro sui palchi di tutta Italia, a trasmettere quel “garbo selvaggio” che bene contraddistingue Coma Berenices. Il 2019 ha visto poi la collaborazione con Gabriele Cernagora (al clarinetto), dopo l’ingresso nel 2016 del batterista Andrea De Fazio (Nu Guinea, Fitness Forever), e la lavorazione di Archetype, a cui è seguito il video del primo singolo Arché.

Archetype è composto da sei brani essenziali eppure così “parlanti”, in una miscela sapientemente dosata di elettronica ed acustica che può permettersi il lusso di fare a meno delle parole.

Fra i brani troviamo appunto il singolo Arché, ciclo infinito di nascita e rinascita, un fluire composto e sinuoso. Seguono Keep Your Feet On The Stars Pt 1 e Keep Your Feet On The Stars Pt 2: brano diviso in due parti, ritmica interessante e sbarazzina a fare da piacevole contrasto all’intimismo del precedente.

Le melodie intime tornano con Silent Days, con la quale cullarsi su suoni delicati, mai banali, certamente malinconici. Veniamo abbracciati da À l’improviste ed è subito tempo di Non lasciarmi. A chiudere, Riyad: molteplicità e sfumature racchiuse in un caleidoscopio musicale.

È un sentiero luminoso, quello tracciato da Coma Berenices con Archetype. Un sentiero su cui sbocciano, come bellissimi fiori, brani delicati ed eterei, ma di una presenza persistente e inebriante.

Se non è assolutamente vero che in questi giorni complicati siamo tutti sulla stessa barca, potremmo provare, per una volta, a guardare tutti la stessa stella.

di Veronica Boggini