Review

|Review| Il primo album di Diego Rivera fra western e cantautorato

“Gran Riserva” è il primo lavoro di Diego Rivera.

Con Gran Riserva, Diego Rivera, aka Carmine Tundo, membro de La Municipàl, dipinge atmosfere western e sudamericane, tinte però dai colori della tradizione cantautorale italiana.

Un nuovo progetto artistico per Carmine Tundo, che ancora una volta conferma il suo essere poliedrico e versatile, ma soprattutto alla perenne ricerca di nuove avventure e sperimentazioni sonore.

Gran Riserva di Diego Rivera è probabilmente quanto di più vicino potrebbe esserci al risultato di un fantomatico incontro fra Rodrigo Amarante (che abbiamo imparato a conoscere grazie alla sigla della serie tv Narcos) e Fabrizio De Andrè.

Il disco è stato anticipato da due singoli: il primo si intitola Santa Maria al Bagno ed è una canzone d’amore ambientata nel sud Italia dei piccoli borghi, in Salento, fra i profumi delle feste di paese e le onde del mare.

A seguire invece Malvasia Nera, vero ponte con quel Sudamerica caldo e placidamente disteso nella selva.

L’intero album è del resto una sorta di percorso sonoro, quasi un film composto da brani che sono a tutti gli effetti piccole storie di amore, di fuga, di addio, di rimpianti e di passioni.

Importanti sono poi gli intermezzi strumentali, finemente curati per contribuire alla costruzione di uno scenario lontano ed esotico, ma che allo stesso tempo possiede qualcosa di familiare.

Il risultato finale è un lavoro lento, a tratti un po’ cupo, ma allo stesso tempo caldo: un esperimento certamente interessante e inedito, da assaporare lentamente come fareste con un buon rhum d’annata, “Gran Riserva”, appunto.

Poetico.

di Veronica Boggini