Ritmi scatenati per denunciare una realtà in cui è sempre più difficile distinguere le bugie dalla verità.
Tutto questo è #fakenews, il nuovo album dei Dubioza Kolektiv, band ska-punk bosniaca attiva fin dal 2003, uscito il 28 gennaio per MENART.
Nell’era delle bufale on line, del giornalismo acchiappa-clic, della propaganda e disinformazione, è difficile capire quale sia la verità.
Questo è il motivo per cui le nostre canzoni cercano di ridimensionare e ridicolizzare il fenomeno delle fake news: immigrati e rifugiati non fanno parte di una grande cospirazione, la marijuana non è una droga di ingresso verso sostanze più pesanti, i robot non ci porteranno via il lavoro e l’intelligenza artificiale non conquisterà il mondo a breve.
Quello che invece è più probabile è che la letale combinazione di avidità politica e cambiamento climatico renderanno il mondo sempre più inospitale in un futuro non poi così distante.
I Dubioza Kolektiv spiegano così il significato dell’album, che vanta collaborazioni prestigiose come Manu Chao, Earl Sixteen di Dreadzone, Toma Feterman dei Soviet Suprem e il gruppo messicano Los de Abajo.
È impossibile poi non parlare della partecipazione di Robby Megabyte, il robot umanoide in grado di muoversi e parlare, creato alla Facoltà di Ingegneria Elettronica di Sarajevo su spinta della band.
I creatori raccontano:
Questo viaggio è iniziato a maggio 2018, quando uno dei membri dei Dubioza Kolektiv ha fatto una richiesta insolita alla Facoltà di Ingegneria Elettronica di Sarajevo. Ci ha chiesto di creare un robot che cantasse e fosse il principale protagonista di un video musicale per il loro nuovo album.
L’album, disponibile gratuitamente come sempre accade per la band bosniaca, contiene nove tracce in inglese, spagnolo e persino in un alquanto divertente francese tradotto pari pari con Google Translator.
Bloody, bloody borders / Sanguinary times / Freedom to cross / Freedom to pass / Freedom is no crime / We will cross the line
Il ritornello di Cross the Line, che vede la collaborazione di Manu Chao, ribadisce che la libertà di movimento è un diritto e non un crimine: una bella rivendicazione nei tempi bui che stiamo attraversando.
Don’t Stop, invece, è un commento rabbioso alla stupidità umana, che sembra in tutto e per tutto votata all’estinzione.
#fakenews assicura riflessioni importanti, ironia sferzante e divertimento sfrenato, in pieno stile Dubioza Kolektiv.
Del resto come dice la band in Minimal: “Our style is not expensive / but it’ll never be cheap / you’ll get maximal pleasure / from our Balkan beat”!