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|Review| L’orizzonte dei Matinée guarda Oltremanica

Il nome deriva da una canzone del primo disco omonimo dei Franz Ferdinand (The Dark of the Matinee) del 2004. Loro, gruppo abruzzese nato nel 2014, sono una potenziale stella nel firmamento dell’indie rock internazionale e  Event Horizon lo dimostra.

L’impronta e l’attitudine anglosassone non è solo nel nome. In Event Horizon, l’ultimo disco dei Matinée uscito a fine marzo, ci sono tutti gli ingredienti per confondere questo gruppo di base in Abruzzo con i vari gruppi della scena alt-rock d’oltremanica.

Il disco è nato grazie alla collaborazione con Chris Geddes, l’eclettico tastierista degli scozzesi Belle and Sebastian, che ha contribuito a creare la maggior parte delle tracce del disco. La produzione, invece, è stata affidata quasi interamente a Tony Doogan che ha prodotto negli ultimi anni piccole perle della scena indipendente inglese e scozzese come The Optimist degli Anathema, Atomic dei Mogwai, Run Around the Sun dei Sacred Paws o In The Land For dei Wintersleep, qualche voce dal suo curriculum giusto per mettere in chiaro di chi stiamo parlando. 

E, ciliegina sulla torta, il disco è stato registrato a Castle of Doom Studios di Glasgow e masterizzato ad Abbey Road Studio da Frank Arkwright.

Insomma, tutte le carte in tavola fanno pensare che i Matinée vogliano prestare più attenzione alla scena britannica che all’It pop italico. E si sente.

Ascoltando Event Horizon sembra di essere di fronte a qualche nuova stella del firmamento made in England.

Allo stesso tempo, i testi (rigorosamente in inglese) sono semplici, chiari e decisamente efficaci. Il che è un punto a  favore per un’eco importante anche in Italia.

Però. Ad un certo punto arriva un però.

Nel disco sembra esserci troppa carne al fuoco. Sebbene il sound ricco di elettronica e sintetizzatori si sposi bene con le sonorità più confortevoli degli strumenti a corda e della batteria, stenta la ricerca di un’identità marcata e definita strizzando l’occhio, forse un po’ troppo, a quegli anni Ottanta che per certi versi è meglio chiudere nel cassetto dei ricordi.

Detto questo il disco, nei suoi 39 minuti, colpisce al cuore con canzoni particolari e decisamente interessanti. Come Goldfish, l’unica canzone del disco prodotta da Julian Corrie (più famoso con il nome di Miaoux Miaoux) dei Franz Ferdinand, che ha un bel piglio. Oppure la mia preferita Satellite, che non ha nulla da invidiare ai singoli dei The Killers o addirittura ai primi Muse. O con canzoni cariche di pathos pur nella semplicità espressiva, e penso a Come With Me o alla corale Moments

Mentre tra le due versioni di Summer Sun (la canzone scelta per lanciare il disco) presenti nel disco (la versione in formato radio e la versione estesa) vince decisamente la versione estesa che fa capire la complessità e la peculiarità dell’impegno dei Matinée

Insomma un buon disco che non riesce però ad essere completo e omogeneo. Quindi, come si dice in questi casi: bene, ma non benissimo.

di Damiano Sabuzi Giuliani