Review

|Review| Serena Altavilla e il suo nuovo album: Morsa

Con “Morsa”, Serena Altavilla ci ha dato un album che non vuole diventare primo in classifica, o solamente cercare di espandere la fan base, puntando con malizia a dei sound molto utilizzati in questo ultimo periodo. Si tratta esattamente del contrario.

Quello di Serena Altavilla è un lavoro diverso, decisamente sperimentale, nato da un’esigenza e da un sentire personale, dalla necessità di esprimersi per una volta da sola e non lavorando in delle band, ricercando compromessi, ma arrivando invece all’espressione di sé.

Le sonorità sono particolari, in diversi casi non da subito orecchiabili, ma il disco segue un suo preciso concept.

Morsa segue un suo disegno, che può diventare chiaro solo scegliendo di seguire Serena Altavilla e la sua voce nei territori, in alcuni casi quotidiani e dalle immagini vivide ed in altri molto onirici e quasi inafferrabili.

Patrizio Gioffredi, co-autore dei testi e regista del videoclip di Epidermide, con la sua capacità di dare una forma concreta, visuale, alle idee, è riuscito ad arrivare anche alle parti dell’anima della cantante a lungo tenute nascoste.

I testi, come ha detto però la cantante, non sono nati in questi ultimi mesi, ma già diverso tempo fa, e questo non risulta comunque essere un ostacolo, considerando comunque quanto riescano a risultare sinceri nella loro elaborata poeticità.

Il disco è stato prodotto da Marco Giudici e vanta di collaborazioni con diversi nomi importanti: Fabio Rondanini (Afterhours, Calibro 35, I Hate My Village), Adele Altro (Any Other), Valeria Sturba (OoopopoiooO), Alessandro Cau (Geoff Barrow, Miles Cooper Seaton), Francesca Baccolini (Hobocombo), Luca Cavina (Calibro 35, Zeus!), Jacopo Lietti (Fine Before You Came), Enrico Gabrielli (Calibro 35, PJ Harvey, Mariposa), Matteo Lenzi (Filarmonica Municipale LaCrisi).

Molto interessanti nell’album sono ad esempio Tentativo per l’anima, Sotto le ossa, Distrarsi, Un bacio sotto il ginocchio.

In generale, tutti i pezzi sembrano essere tra di loro legati, generati da uno stesso sentimento, che avvolge il lavoro, e che in realtà viene ben racchiuso anche dal nome stesso del disco.

Morsa è da intendere sia come una morsa che stringe, e dalla quale non si riesce a scappare, che come l’essere morsa, in questo specifico caso da una tarantola, portando ad uno stato completamente opposto alla precedente immobilità, quindi la perdita completa del controllo, una dualità molto spesso presente anche all’interno dei testi.

In conclusione, un album sicuramente interessante, che non risulta immediato sin dal primo ascolto, ma sicuramente in grado andando poi ad analizzarlo di farci conoscere meglio molti lati di Serena Altavilla finora invisibili.

di Lucrezia Lauteri