Review

|Review| Il piccolo grande esordio di WIME: LoOser (Junkfish World)

Sono riluttante a scrivere di EP perché spesso, nello spazio concentrato di un non disco, non si riesce a capire il vero carattere di un artista come invece si riesce a fare con un album.

Inoltre, sempre più spesso, gli artisti emergenti italiani cercano di infilare in 4 o 5 canzoni tutto quello che gli passa per la testa, senza badare all’uniformità del prodotto. Spesso terrorizzati che quella possa essere per loro l’unica occasione di incidere e far conoscere la loro musica. E, guardando ai numeri dell’industria musicale di oggi, non posso dar loro torto.

Un EP non attira troppo chi compra i dischi. I costi di produzione di un cd con 5 canzoni sono gli stessi di un cd con 20 tracce e quindi difficilmente riescono a metterlo in commercio ad un prezzo inferiore. Forse questo è un ragionamento un po’ superficiale: bisognerebbe guardare alla qualità di un prodotto, non alla quantità. Soprattutto nella musica. Ma è anche vero che, a parità di costo, un consumatore sceglierà un cd più lungo e con con più canzoni dentro.

Un po’ come accadeva quando, da ragazzino, andavo al bar del paese e i miei amici non mi facevano mettere al juke boxe le canzoni punk, perché secondo loro le mie 500 lire erano sprecate per canzoni che duravano poco più di 2 minuti. E così mi toccava ascoltare le canzoni trash metal che duravano di più.

Per concludere la mia dissertazione: sono veramente pochi gli EP degni di nota e gli artisti che hanno fatto fortuna incidendo in questo formato. Alice In Chains a parte, che con 2 EP, Sap e Jar of Flies, sono passati alla storia e hanno stravolto le regole del gioco ad inizio anni Novanta.

Finito il racconto sul mio rapporto conflittuale con gli Extended Play, veniamo all’oggetto dell’articolo.

LoOser è il lavoro di debutto di WIME, un progetto di David Veronesi.

Devo dire che è un prodotto davvero interessante: sebbene condensato in soli 21 minuti per sei tracce, LoOser rende bene l’idea delle potenzialità del progetto, che si colloca a metà strada tra weird pop ed elettronica. Ma non solo.

La voce di Davide è al centro di questo lavoro e la sua versatilità ci obbliga a porre l’accento sull’estensione vocale e la capacità di uniformare questo mini disco, rendendolo caldo e privo di forzature.

Sembra quasi una passeggiata adattarsi ai cambi di ritmo e tonalità. Mi chiedo cosa sarebbe successo se avesse osato di più con il soul.

Insomma, questo EP sa il fatto suo e si fa ascoltare con un certo gusto dalla prima all’ultima traccia. Prendetelo come un viaggio breve o come perfetta colonna sonora per affrontare lo stress quotidiano di un viaggio in metro.

Salite sul vagone, trovate uno spazio tra la folla e premete play. Garantito che il sound delicato di WIME renderà, per qualche fermata, il vostro viaggio decisamente gradevole.

Naturalmente il mio accento sugli EP porta comunque a considerare questo lavoro come un antipasto o come il prequel di un lavoro più esteso e strutturato. Per ora ci accontentiamo di questo ma, a meno che non voglia tentare di ripetere la fortuna degli Alice In Chains, nel futuro di WIME ci vedo necessariamente un album con tutti i crismi per confermare l’ottimo lavoro svolto finora.

 

Di Damiano Sabuzi Giuliani