Review

Succi con Ghiaccio, (Ala Bianca/Tempesta), 2017

Succi con Ghiaccio

Succi con Ghiaccio

Giovanni Succi debutta da solista con “Succi con Ghiaccio”, 11 tracce profonde, dure e strutturate.

“Artista di nicchia”, pericoloso gioco lessicale è l’inquietante prologo di Succi con ghiaccio, dall’atmosfera degna di un film di Hitchcock

Si procede con “Remo”, benvenuta angoscia umana per l’ignoto canta Succi, manifesto programmatico di un album sospeso tra kraut, bassi distorti da pickup al ponte apertissimi e la sua caratteristica voce, profondissima come il mare scuro.

Prodotto, arrangiato e registrato da Ivan A. Rossi (Baustelle, Virginiana Miller, Giovanni Truppi, Mezzala, Bachi da Pietra, Spam & Sound Ensemble), è un lavoro che con il solito dissacrante stile di comunicazione racconta ciò che gli occhi vedono ogni attimo nella società odierna.

Il frontman dei Bachi da Pietra racconta: “Pensavo di essere un buon vino da invecchiamento, invece ho scoperto col tempo che sono un amaro, un super alcolico da dopo pasto”.

E nessuno potrebbe descriverlo meglio di come ha fatto con parole sue.

Probabilmente “Sipario” rappresenta il brano più maturo del disco, una summa del percorso artistico e di vita di Succi.

“Tutto subito” è un blues sintetizzato e dritto che fa il verso alla logica aziendalista e capitalista.  Un mood che prosegue con “Satana”, chitarra acustica ed armonici a fare da cornice.

“Il Giro”, brano telecronaca in climax new wave mostra quello che potrà essere il risultato migliore di questo progetto solista.

C’è spazio per il protorap, da “Con Ghiaccio” a ” Salva il mondo”. 

Come suggerisce il testo della title track “se non ti vado bene liscio prova con ghiaccio”.

La cifra di Giovanni Succi.

Liriche e musiche senza filtri, creano stupore nella borghese classe perbenista, ferma nelle sue immagini, aggrovigliata nell’ipocrisia nascosta dietro l’umano frame quotidiano.

Sessualità strumentale e donne svuotate sono argomento ricorrente, accompagnate dall’atavica banalità della routine.

La verità è la più grande forma di rivoluzione e di paura, il vestito che è stato scelto per questo album che onora la tradizione compositiva italiana.