Review

“The Far Field”, Future Islands, (4AD,2017)

Future Islands

Sono 12 le tracce compongono il quinto lavoro dei Future Islands, uscito per la 4AD.

Si tratta di un’idea fedele al sound che gli ha fatto guadagnare i palchi più importanti a livello mondiale, ad incidere sicuramente le inconfondibili geometrie del basso di William Cashion, che ha un suono che esaspera i toni medi e spinge indossa così un vestito molto elettrico, ma che non perde in frequenze basse, in armonia e distonia al tempo stesso con i tempi costantemente in sedicesimi della batteria.

Dal punto di vista dei synth e della ricerca non ci sono grosse novità sonore, è sempre la solita delicatezza e rotondità di effetti, un tappeto che avvolge e distende sul quale si inserisce libera la voce di Herring.

Samuel interpreta in maniera viscerale ed autentica i testi mai banali, una simbiosi ed una decisione nello scuotere il pubblico evidente anche nelle prime esibizioni live di promozione del lavoro, su tutte quella al Tonight Show starring Jimmy Fallon (NBC), dove è arrivato a colpirsi in viso per trasmettere l’autenticità delle emozioni cantate a metà tra il growl e la sottile, rauca intonazione .
La caratteristica dei dischi firmati Future Islands è quella di scorrere senza tempo e senza pause, e “The Far Field” non si scosta da una struttura che circumnaviga il concept album restando così senza vincoli di tematica nella sua omogeneità.

Qualcosa di diverso giunge all’orecchio in “North Star“, titolo che illude rispetto ad un pezzo influenzato da beat latini.

E’ praticamente impossibile scommettere su quelli che potrebbero essere i singoli estratti successivamente a “Ran“, tutti  i brani ne hanno i crismi, ma il featuring con Debbie Harry (Blondie) è un meraviglioso ponte tra gli anni ’80 e ‘010, due identità che restano distinte ma si amalgamano in qualcosa di nuovo.
Un album che eccelle nella sua serenità, senza picchi di clamore, puro nel suo distinguersi accanto tanti altri titoli synthpop.

Future Islands