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|Review| L’estate e la babele dei Nu Genea in Bar Mediterraneo

A quattro anni da Nuova Napoli, i Nu Genea tornano con “Bar Mediterraneo”, un album che continua il percorso di fusione di suoni che contraddistingue la musica di Massimo Di Lena e Lucio Aquilina.

Quando ho sentito per la prima volta Bar Mediterraneo, il nuovo coloratissimo album dei Nu Genea (che fino a qualche tempo fa si chiamavano Nu Guinea), ho pensato subito a quel capolavoro dei Daft Punk,Random Access Memories.

Non che abbiano molto in comune Lucio Aquilina e Massimo di Lena e il duo francese, ma sicuramente tutti e quattro hanno un’ottima capacità di saper cogliere le sfumature e saper mettere dentro i dischi una quantità infinita di colori attingendo dalle tavolozze dei giganti della musica che li hanno preceduti.

Anche in Caffè Mediterraneo, come in Random Access Memories, ha vinto il vintage, il fun, il groove scandito dal basso e i marcati e incalzanti incastri ritmici. Ma nel disco dei Nu Genea c’è anche molto altro, dalla tradizione della musica folk partenopea alla world music.

Nelle otto tracce che compongono questo LP si trova un sapiente e ponderato uso dell’elettronica e un pizzico di chill out che pesca piene mani dal lounge e dall’etnobeat.

 A pochi anni di distanza dall’immenso Nuova Napoli, il duo partenopeo torna per confermare la sua unicità nella scena musicale italiana e la voglia di lasciare il segno si sente forte nel singolo Marechià uscito la scorsa estate, la voce di Célia Kameni ti si pianta in testa così come il funky di Tienaté conferma la capacità di saper creare potenziali hit. Notevole anche Rire che vede alla voce il talentuoso Marco Castello (vi abbiamo parlato di lui l’anno scorso). Chiude in bellezza il disco La Crisi che riadatta una poesia di Raffaele Viviani.

Musica suonata, incastrata e cotta a puntino che ci guida in un totale relax dall’inizio alla fine. Sonorità che vengono da lontano, da città come Rio de Janeiro o New Orleans oppure Tunisi, ma anche da Ibiza o dalla Milano di Pino Presti.

I Nu Genea si confermano come una band fuori dal comune e talentuosa che sapientemente sa recuperare e combinare bene quella musica impressa nei solchi di vecchi vinili recuperati in cantina o nei mercatini dell’usato. 

Sebbene, secondo addetti ai lavori come Damir Ivic di SoundWall, arrivati a questo punto Aquilina e Di Lena potevano fare di più, direi che per esplorare nuovi orizzonti e rompere (ancora) gli schemi c’è tempo. Con alle spalle appena tre album e 2 EP possiamo dire che di strada i Nu Genea ne possono fare ancora tanta e per il momento possiamo goderci questo splendido lavoro.

Mi piacerebbe, per il bene della musica, che le tracce di Caffè Mediterraneo diventassero tormentoni estivi, di quelli che poi ci portiamo dietro con nostalgia ai primi freddi dell’autunno e che, con il tempo, diventassero una pietra miliare della musica italiana.

 You may say I’m a dreamer… ma sai che bel sogno sarebbe girare da Taranto a Torino o da Agrigento a Bolzano ed entrare in un bar o in un supermercato e invece di ascoltare il solito reggaeton estivo o la voce della Dark Polo Gang di turno sentire i Nu Genea?

 I hope someday you’ll join us.

 di Damiano Sabuzi Giuliani