Review

|Review| Protto ha fatto un disco, “Di cattivo busto”

Chi è Nicolò Protto? In realtà è solo Protto (il nome lo ha perso strada facendo durante i dieci anni di conservatorio).

Protto nasce come pianista classico, cresce come matematico, muore come impiegato… ma poi fortunatamente risorge come cantautore polistrumentista, come direbbe Tricarico “la musica lo ha salvato”.

“Di cattivo busto” viene fuori… da dentro, è il suo umore a parlare, tediato da monotone riflessioni dietro un monitor e una tastiera (e non per riprodurre musica).

Ascoltando le conversazioni di tutti i giorni dei suoi colleghi di lavoro si rende conto che tutta la vita viene racchiusa in alcuni elementi come la casa di proprietà, la macchina nuova, il sushi del venerdì sera, l’inaugurazione del nuovo locale, ecc… logorio, logorio, nient’altro che logorio quotidiano.

Particolarissimo è il suo modo di arrangiare tutti i brani, la musica viene disegnata in primis su una base alla chitarra e, paradossalmente, non al piano proprio per evitare il “già sentito” approdando in terreni già battuti.

Dai testi, così come dal titolo, il primo aspetto da mettere in risalto è una forte attrazione verso i giochi di parole. In “dove ti porta”, infatti, si parla di una discussione di coppia che avviene proprio dietro una porta.

Il gioco continua in “DCD+” (diccidipiù), l’elogio dei saccenti, dedicata a tutti coloro i quali non possono fare a meno di somministrare gratuitamente opinioni inutili e presuntuose.

La musica cambia in “Correre”, diventa un rock incalzante, come il tempo che va, veloce e spietato, così come la società, che è causa di frenesia e di esigenza di fuga verso mete spesso  probabilmente anche ignote. Nicolò scrive questo pezzo infatti proprio pensando alla vita a Milano, l’emblema della frenesia sociale.

“Basta un colpo di pistola” si lascia un po’ descrivere da sè. Il testo lascia infatti trasparire con molta chiarezza il suo significato, l’insofferenza di un impiegato intrappolato nei suoi ritmi che provoca l’usura interna della persona.

Il testo più autobiografico è “L’indolente”, il brano più intimo e descrittivo del nostro Protto, incentrato sulle decisioni prese e non…

–         Marta: “Se tu fossi una canzone quale saresti?”

–         Nicolò: “Being for the benefit of Mr. Kite, Beatles.”

Da questa risposta si può ben comprendere l’animo musicale di Protto, caleidoscopico e variegato come questa ingegnosa composizione di John Lennon. Questo proprio perché la musica è per lui la “nuvola speedy” per evadere rapidamente dalla monotonia impiegatizia… prima che si rifaccia l’ora di andare a lavoro.

di Marta Paluccio