Review

|Review| La scomparsa dell’uomo invisibile di Carlo “Skizzo” Biglioli

Ci spiazza subito, CARLO “SKIZZO” BIGLIOLI, con il suo primo album da solista che, non avendo un preciso genere di riferimento, salta qua e là ad ogni brano.

Ci spiazza anche con il titolo del disco, apparentemente, privo di senso. Infatti, dopo averlo ascoltato per intero, “LA SCOMPARSA DELL’UOMO INVISIBILE” è un titolo più che esplicativo per il lavoro del musicista bergamasco.

Biglioli accantona per un po’ lo ska della sua combat band Famiglia Rossi e ci regala tredici brani eterogenei con testi ironici sulla linea di confine tra la realtà e l’assurdità.

Tredici racconti brevi, ricchi di personaggi paradossali e situazioni inaspettate accompagnati da sonorità prima jazz, poi rock, poi country, poi funk, poi…

Insomma, accompagnati da qualsiasi cosa che passa per la testa di Biglioli.

Non è assolutamente un album impegnato – né impegnativo nonostante faccia rafting tra decenni di musica leggera senza colpo ferire – non c’è nessuna morale da ricercare tra le parole dell’autore, ma è semplicemente un continuo gioco di parole e uno scherzoso incedere di battute comiche, quasi cabarettistiche.

D’altronde è lo stesso musicista, e in questo caso cantautore, a raccontare come “questo disco sia una vacanza della mente, uno svago, alcune cose le lascio suggerite, accennate, non c’è nessun messaggio, niente da insegnare a qualcuno, è un invito a giocare con la lingua, con i significati, le parole.”

 

E allora stacchiamola questa spina, almeno per un po’, e godiamoci l’estro creativo di un artista che ha dato vita, quasi letteralmente, ad un disco interessante pur senza pretese.

di Federico Laratta