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|Review| Blackest Blue: il decimo album di inediti dei Morcheeba

A tre anni di distanza da Blaze Away i Morcheeba tornano con un nuovo disco di inediti: “Blackest Blue”.

Grazie all’incontro fortunato tra i fratelli Ross e Paul Godfrey e la fashion designer londinese Shirley “Skye” Edwards – esattamente a metà degli anni Novanta – nascono i Morcheeba.

Di lì a poco esce il loro primo disco: “Who Can You Trust”, che diventerà una pietra miliare per quella che è stata la vera età dell’oro della scena del trip- hop inglese.

Sebbene i Morcheeba si possano considerare una sorta di fratelli minori di quella scena Bristol-centrica dominata da Smith & Mighty, Massive Attack, Portishead e l’esordio solista di Tricky, la band creata dai fratelli Godfrey è quella che ha retto di più sulla lunga distanza, abbracciando però diversi stili musicali quali alt-rock, pop, ma anche funk e disco music.

Ne è un esempio il successo internazionale Rome Wasn’t Built in a Day del 2000 tratto dal loro terzo disco Fragments of Freedom.

Oggi la band (composta solo da Skye e Ross) ha deciso di mettere a frutto la pausa della musica dal vivo per pubblicare il disco numero 10 della carriera dei Morcheeba.

Le tracce presenti in Blackest Blue non aggiungono molto alla carriera della band, ma immettono in quell’immenso mare di uscite discografiche ipertrofiche che si chiama music business contemporaneo quel tocco elegante di beats e sintetizzatori che esaltano la  stupenda voce Skye.

Anche la chitarra elettrica gioca un ruolo importante in questo disco, ne è un esempio Sulphur Soul, dove la voce unica della chitarra distorta tiene in piedi l’intera architettura del brano.

I testi di questo disco sono in generale più maturi e la voce di Skye non è mai stata così calda e sensuale, inoltre nel disco sono presenti delle vere e proprie chicche come Say It’s Over (che vede Brad Barr duettare con Skye) o The Moon, che è un’ottima cover dell’artista croata Irena Zilic.

Poi ci sono altre potenziali hit come Sounds Of BlueOh Oh Yeah, e  Killed Our Love (non a caso scelte come singoli prima della pubblicazione del disco), che rimarcano quella capacità della band di saper fondere insieme downbeat, chill e soul.

Insomma, sebbene i Morcheeba siano lontani dalla notorietà meritata con la tripletta “Who Can You Trust?” (1996), “Big Calm” (1998) e “Fragments of Freedom” (2000), “Blackest Blue” può considerarsi uno dei migliori dischi degli ultimi 10 anni.

di Damiano Sabuzi Giuliani