Review

|Review| Dutch Nazari, Ce lo chiede l’Europa, Undamento, 2019

Dutch Nazari, con il suo nuovo album “Ce lo chiede l’Europa”, stupisce.

Il suo ultimo lavoro, infatti, riesce a catalizzare l’attenzione dell’ascoltatore brano dopo brano e le ragioni delle ottime forme sonore derivano dalla capacità dell’artista di dipingere la realtà con tutte le sue sfumature.

La ricchezza di questo disco è quella di riempire, con parole e sound, il disegno dei tempi strani che corrono con tutti i colori possibili.

I giovani dell’Europa attuale sono decisamente cantati con parole acrobatiche ed il viaggio delle loro situazioni è scaldato da un notevole groove musicale.

Tanti sono i brani degni di nota di quest’ultimo lavoro di Dutch Nazari e viene così naturale viaggiare tra alcuni esempi unici di questo album così ben riuscito.

Poeticamente, il primo brano del disco, Calma le onde, è una considerevole dimostrazione del modo di scrivere di Dutch Nazari, anzi di descrivere.

Dopo una rapida fotografia testuale di strofe, il ritmo incalza e ci porta per mano al main theme – da ascoltare a volumi importanti – del “fuori di me”.

Neanche il tempo di una più leggera Tutte le direzioni ed è subito il momento della riflessiva Mirò, dove il mondo viene visto come un quadro astratto circondato da intense musiche in grado di creare l’ambiente giusto per una pinacoteca sonora.

Fuori fuoco partendo dal mood astratto di Mirò fa decollare con le emozioni del “vedo tutto fuori fuoco tranne te”. Guarda mamma senza money si stacca dal sentimentalismo del terzo e quarto brano ed osserva, con non poco sarcasmo, l’attualità di un Occidente oltremodo economico-centrico.

Navigando nell’alto mare di Ce lo chiede l’Europa, Così così è un “veliero di canzone” con tanta solidità e significati da vendere. Europa ci saluta come una ballata d’altri tempi ricca d’emozioni.

Le atmosfere funzionano, la rappresentazione così scorrevole ben si intona con la freschezza di un’opera da ascoltare e riascoltare integralmente, “da cantare, stonando un po‘”.

di Alessandro Tedesco

foto di copertina di Tommaso Biagetti, foto nel testo di Irene Gittarelli