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|Review| Wild Stare: i Giant Rooks non temono la tempesta, Virgin Records/Universal Music Italia

Dopo The Times Are Bursting The Lines e New Estate, la boyband tedesca Giant Rooks torna con Wild Stare, un EP che amalgama influenze indie, rock e folk in un unico progetto che parla di gioventù, ribellione e incertezze.

L’EP si apre con la title-track, Wild Stare, già pubblicata in precedenza come singolo
promozionale, è un brano upbeat che parla di speranza, futuro e crescita.

Il brano si sofferma su una certa propensione al testare se stessi “nuotando fino ai brividi” e “fissando spavaldi la tempesta di sabbia”.

Allo stesso tempo incarna perfettamente l’essenza di una generazione consapevole dei problemi ma non per questo demotivata da essi.

Il tutto senza mai cadere nella drammaticità ma, al contrario, facendo leva sulla speranza di un futuro migliore.

Il brano assume anche un senso di collettività e We’re steady apart evidenzia proprio questo, seppur lontani la consapevolezza di stare vivendo la stessa esperienza rende più forti, più saldi.

In Cara Declares War, la band fa un passo indietro per lasciare spazio a una voce femminile per un interludio più che accurato su quelli che sono gli standard irraggiungibili imposti dalla società e sulla promessa di avere come ricompensa la felicità una volta raggiunti.

Il brano stesso smentisce queste promesse tramite Cara che elenca, facendosi quasi strada in mezzo alla folla, i requisiti necessari per essere felici e realizzati.

Citando l’ossessione della società con la bellezza, la magrezza e la fama svela una realtà che colpisce tutti senza distinzioni, ma che ancora oggi, forse più che mai, si fa sentire pesante sulle spalle del genere femminile.

100 mg  parla di apatia e distanza emotiva, facendo riferimento all’abuso di farmaci per poter sopravvivere ed incontrare aspettative troppe alte.

La canzone parla di abitudini malsane e al contempo del desiderio di riuscire a sfuggire a queste, e cambiare finalmente direzione.

I Giant Rooks ci parlano della paura di restare indietro, di non fare in tempo, e
contemporaneamente del bisogno viscerale di avere qualcuno al nostro fianco ad aspettarci.

La traccia King Thinking si apre con piano e voce in un’atmosfera più intima dei brani precedenti mentre Frederik Rabe, la voce della band, alterna momenti di aggressività e frustrazione al falsetto più leggero.

L’intero brano parla della vita come un indovinello, una escape room, e proprio di questo tratta: l’impressione di essere intrappolati e di non riuscire a pensare a come liberarsi.

“You might guess I’m thinking but I’m only blinking”, primo verso della traccia, introduce perfettamente il motivo del resto della canzone.

L’autore sa infatti di dover fare qualcosa ma resta inerme di fronte al peso che deve sopportare, infinitamente intrappolato in un circolo di pensieri negativi e fantasmi.

Went Right Down è la traccia finale dell’EP, “sembra che abbia finalmente perso il controllo” canta Frederik, con un senso di paura mista a speranza per ciò che il futuro ha in serbo.

Cosa ci sia nel futuro per i Giant Rooks non ci è dato saperlo, quello che è sicuro è che questo progetto non nasconde le ispirazioni prese da altri artisti ma le sfrutta al meglio e le rinnova riuscendo così a valorizzare i testi e i temi trattati.

Charlie Bianchetti

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