Review

|Review| Subsonica, 8, Casasonica / Sony Music, 2019

Dopo ben sette album in studio, e dopo aver calcato ogni palco d’Italia nella loro lunga carriera, i Subsonica avevano annunciato il loro ritorno con un nuovo disco con cui riconnettersi ai fan subsonici.

Come spesso accaduto anche nelle “puntate precedenti”, ogni sub-componente (Samuel, Max, Boosta, Vicio, Ninja) aveva continuato il suo percorso fatto di passioni e progetti paralleli.

Con molta probabilità, ancora una volta ciò ha contribuito ad una nuova commistione di suoni e a nuove energie ritmiche.

In fondo, i Subsonica non sarebbero tali senza l’apporto di ogni membro, e decisamente ogni membro non avrebbe avuto i registrati percorsi senza i Subsonica.

La loro unione catalizza i sub-fan e l’annuncio di un nuovo album ha accentuato questa attenzione e riconnessione.

Il fattore che colpisce, di questo album, è la naturalezza delle canzoni. Una produzione cristallina, intesa nel senso di “quel momento del non dover dimostrare qualcosa” o “dover arrivare a quel punto”.

Non c’era un confezionamento. Un loro ascoltatore di vecchia data ben riconoscerebbe, in modo notevole, la libertà con cui è stato fatto questo album.

Decisamente, l’impressione è che, dopo aver calcato per anni palchi ovunque in Italia e all’estero ed aver seguito tante rotte, i Sub, giunti a questo punto, abbiano davvero pensato a costruire musica divertendosi.

Creare divertendosi, in fondo, è una chiave di svolta per la musica ed ogni forma d’arte.

Come sintetizzare almeno alcune peculiari canzoni di quest’opera?

Difficile, ma vale la pena provare, lanciandosi acrobaticamente con alcuni loro policromatici brani.

Tanto per mettere le cose in chiaro, il primo brano, Jolly Roger, è una porta spazio-temporale che fa decollare l’astronave subsonica: dal finestrino di questa canzone-astronave l’ascoltatore può godere del panorama sonoro da dove si sub-proviene.

Sonorità 90s, stile da vendere e pezzo davvero ben strutturato. Il primo brano si contraddistingue fortemente nella tracklist di quest’ultimo lavoro.  La porta spazio-temporale di Jolly Roger, ironia della sorte, porta ad una stazione futuristica denominata L’Incubo.

È qui, infatti, che i Subsonica incontrano l’ambiente new-gen, impersonato impeccabilmente da un Willie Peyote, più in forma che mai, per dare frutto ad una collaborazione che ti prende con un solido sound urban (ricordando che il buon Willie Peyote ha accompagnato la band in ogni pala-data 2019).

La spinta Punto Critico fa smuovere, ballare, saltare, chi gioisce per una cassa decisa ed un testo foto-realtà- attuale.

  [emdebyt] https://youtu.be/kxB6nenlnyM[/embedyt]

Fenice ha ogni caratteristica “emozionale”: sa di stampo subsonico fin dalla prima nota, è tagliente, non banale e traccia scie di lumonisità su tinte scure.

La ballata Le Onde, carica di significato, fa viaggiare l’ascoltatore in un mood piano e voce piacevolmente alternato da interludi anomali e inaspettati.

Un pò film, un pò colonna sonora è L’incredibile performance di un uomo morto

Degna di nota è anche Nuove Radici che in un’epoca di imperante computerizzazione ben fa riflettere sulla necessità di ritrovare un nuovo rapporto uomo-natura.

Ruvido, e con gli attributi è l’esperimento sonoro Cieli in fiamme. Un cenno, appassionato, lo merita La Bontà, brano pieno, ricco di atmosfere ed intenso.

Nello slalom appena tracciato dei fotogrammi di alcuni brani particolari di questo disco, si può dire che 8 va ascoltato muovendosi in una libertà senza schemi.

Dopo aver ascoltato l’album, per una serata estiva pirotecnica si potrà decisamente saltare ad una loro data del tour estivo, fissato in tante splendide location sulla penisola.

di Alessandro Tedesco